lunedì 21 maggio 2012

Connecting words

Vorrei che il termine 'terremoti' fosse seguito solo da 'dell'anima',
'bombe' solo da 'del sesso',
'esplosioni' solo da 'di gioia' ...
Purtroppo non è così.
Fuori diluvia e in tanti credo che, inconsapevolmente o meno, cerchino di costruire la propria arca dove racchiudere quel tanto o poco di prezioso che nella vita hanno conquistato o che hanno avuto la sorte di ricevere in dono.
Vorrei che il termine 'termine' non fosse mai davanti a 'di un sogno'.

giovedì 17 maggio 2012

13.31 - 14.29

Ok. Sono solo 58 minuti. 
Tuttavia oggi è una di quelle non-così-consuete giornate di primavera che sposano il fresco dell'inverno con il caldo dell'estate. Come un savoiardo che si tuffa nel caffè e diventa l'irresistibile promessa di un tiramisù. 
Cammino a sx e il sole mi acceca. Volto le spalle e sento subito il rossore della nuca che prude sotto il colletto bianco. Attraverso la strada e dall'altro lato è come stare tra le corsie degli yogurt al PAM. 
E' un sollievo temporaneo che dolcemente si trasforma in un pavè di brividi attenuati che serpeggiano a raggiera. 
Pausa pranzo. 
Non ho voglia di esseri umani. Di facce, di parole, di gente che mastica, di occhi vuoti e sorrisi spenti. Pianto la faccia davanti ad un muro glicine e mi limito ad ordinare la classica, in piadineria, con aggiunta grana, un chinotto e un Focus sgualcito di qualche mese fa. C'è un anonimo rugbysta che fa la pubblicità alla crema Prep. Poi un altro altresì famoso e parigino che decanta le proprietà di un materasso. Non ho mai tolto le cuffie. Nemmeno quando stavo ordinando. Mangio con calma e lascio esplodere lo squacquerone tra i denti. Finisco la Chinò. Uscendo, differenzio tovagliolo sporco e carta dalla plastica. Mi porto direttamente al lato sole. 
Alzo il volume. Accendo una sigaretta. Abbasso gli occhiali. 
Arrivo alla più bella piazzetta della città capeggiata da una statua di un uomo col naso aquilino e una corona d'alloro in testa. Mi siedo sul marmo levigato da mille culi. Il sole s'insidia sempre più ed è piacevole come quando a gennaio dopo 2 ore che sei stato fuori a passeggiare allunghi le dita su una tazza di cioccolata. E' un pullulare di turisti ma intorno non sento più nulla. L'orecchio è soffocato dal fragore angelico delle note di 'Ara Batur'. Guardo la torre che si staglia tra i riflessi di un sole bianco trasparente e spazio con lo sguardo ai lati del cono d'ombra tra le soffici curve di una nuvola lanuginosa. L'orchestra sale e si avvolge di querule voci infantili. Ora lo avverto nelle ossa. Close your eyes. Appoggio la schiena ad una balaustra vecchia di centinaia d'anni come il tempo che vorrei rimanere lì. Ma è solo una pausa pranzo di 58 minuti. Il pianista chiude il cilindro del pianoforte dopo aver stirato con le dita un lungo panno coprente sull'alternanza di neri e bianchi tasti. Non rimane che sollevarsi per chinarsi nuovamente. Lazy sunbather. Non c'è niente di speciale oggi. Solo un po' di sole e un po' di ombra. 58 minuti...per vivere. Come sempre. 

domenica 16 ottobre 2011

Balla! Anche se il tuo solo posto è il soggiorno ....

Dunque ... cos'è tipo 2 anni che non scrivo sul blog? Dovrei controllare ma penso che più o meno ci siamo. Ovviamente ne sono successe di cose nel frattempo e potrei anche tentare di elencarle ma ... finirei comunque per dimenticarne parecchie. Che poi uno tiene un blog giusto per ricordare quello che ha combinato quando la memoria gli difetta. O magari perché gli dà soddisfazione sfogare i propri tumulti interiori. Beh non me ne frega poi molto. Se mi ritorna la voglia, il tempo o il piacere magari ricomincio. Certo che in questi ultimi anni tra Messenger prima, Facebook, Twitter e social-networking compagnia cantando si sente meno l'esigenza di comunicare qualcosa in più di 5 righe. Bloggare consente di essere più articolati, meno ristretti nelle parole e forse ci si esprime meglio. Ma non ne sono sicuro. E' solo un pensiero tra tanti. 
La prima cosa che mi viene in mente è che ho fatto 15 anni di matrimonio il mese scorso. Mai avrei pensato che avesse tanta pazienza. E il fatto che sia la prima cosa che mi è venuta in mente mi fa riflettere sulla vecchiaia che incombe. Peli bianchi tra le cosce e sulla nuca. Qualcuno fa ciao ciao tra le tempie e la barba. Beh non si può avere 30 anni per sempre, mettiamocela via. 
Il rugby riveste sempre una parte importante nella mia vita. Forse troppo a sentire la paziente. La mia carriera di giocatore "professionista" è terminata a fine primavera e si è trasformata in qualcosa di più tranquillo. Da consigliere sono diventato vice-presidente della squadra già l'anno scorso e mi rendo conto che tutto sommato non sono male. Certo, se mi guardo in giro, non è poi così difficile visto il livello dirigenziale del rugby in Italia. Mi hanno assegnato l'attività più difficile e più entusiasmante: il rapporto con i giocatori. Perciò ok gli impegni, le convenzioni, le visite mediche, il marketing, la dotazione, i campi, ecc. ma è parlare con quei malcunati dei miei compagni di squadra che mi rende felice di fare questo extra-lavoro. Anche perché sono queste le soddisfazioni vere: crescere e veder crescere quelli attorno a sé. Nel frattempo scarrozzo ancora il mio vecchio corpo tra il fango, le pacche, culi di piloni e l'ovale in mano quando ci rimane abbastanza per rendersene conto.
Sul lavoro da più di un anno mi sono ritrovato capo di un ufficio con un po' di persone da coordinare. Ho preso il tutto in maniera molto easy ma lo stress è arrivato presto ... e mi ritrovo con una sigaretta in mano dopo anni che avevo smesso. L'idiozia rimane comunque il mio tratto distintivo. Non ho più tempo libero: l'effetto più devastante è che leggo meno. E non leggere intristisce la vita e inaridisce il cervello. Che già di suo tra l'altro ...
Riesco sempre ad ascoltare musica e ad andare spesso al cinema ma mai quanto vorrei.
Ok adesso è ritornata e devo dedicare un po' di me anche a lei. Perché dopo 15 anni abbiamo ancora molto da dire, molto da capire e non si finisce mai di conoscersi. E purtroppo per lei, la garanzia è scaduta. 
I wish I was the verb "to trust" and never let you down ...
(Wishlist - Pearl Jam)

Tutta colpa di "The Big Kahuna" che mi ha messo addosso una strana sensazione, come al solito, della vacuità degli eventi e del dover sempre rendersi conto di ciò che si è, da che parte ci si sta dirigendo e soprattutto di come la vita scivoli via tra le dita del destino beffardo ... solo che non siamo sabbia nel vento ed è bene irrorare le radici della pianta che siamo. Per quanto sbattuta dal vento, con qualche ramo rinsecchito da potare, con tante foglie secchie ai piedi ma che può ancora dare riparo alla gente che ci passa accanto e anche sollievo, fosse solo a quel cazzo di cane che sta alzando la gambetta ...