martedì 29 luglio 2008

Post (a forma di zoccolo di gnu)

L’idea di farlo c’era. Ma in maniera diversa rispetto a quello di lunedì scorso.
Tutto quanto decisamente più pianificato. Anche perché la diligenza, questa volta, era condotta dalle mani capaci di una con le unghie curate {anche le mie mani sono capaci - d'altro - ma in quanto ad unghie … :( }
Alcune volte capita, anche nelle migliori famiglie, dopo aver pasteggiato nei peggiori bar di Veronas, di prendere delle decisioni non “avventate”. E allora che Bjork sia.

Se c’è una cosa che conosco di questa cantante è … che adora i colori accesi. Così decido di andare controcorrente ed esco così. Ultimamente le cose per loro non vanno proprio bene. Hanno perso in casa contro i Boks (non capitava da un decennio, credo), hanno perso nuovamente sabato contro i Wallabies (e questa sconfitta è stata molto, molto dura da accettare sia come risultato che per chi siede in panchina dall’altra parte del mare di Tasmania …). Si insomma il coach degli AB è stato messo in croce da chi allenava i Crociati e che, a fine RWC 08, era in predicato di sostituirlo (ma queste espressioni arcaiche sono ancora utilizzate o sono sparite dai sussidiari moderni? Ma poi, i sussidiari, esistono ancora?). Voglio dire la sconfitta .. ci può stare. Però a me gli AB un pò perdenti mi stanno anche più simpatici. Eheheh qui esce tutto il RafIba che è in me. Spero che Woodcock si riprenda (éè & :P). Il genio di Minneapolis scrisse una canzone dal titolo “The Cross” che iniziava così: “ Black day. Stormy night. No hope. No love in sight. Don’t cry. He is coming. Don’t die before knowing… the cross”. Per il testo vado a memoria … tanto chi minkia la conosce ‘sta canzone.
Torno all’islandese. I suoi concerti sono veramente un’esplosione di colori, di toni accesi, di violente detonazioni policromatiche, c'è forza e calore, un po’ come i geyser dell’isola da cui proviene. Lei è un tipino non indifferente. Uno scricciolo di donna dai capelli pazzi (molto lunghi direi) con quegli occhi semi eschimesi (che sembrano avere solo mezza palpebra come se non potessero mai chiudersi completamente) di una nuance cioccolato al latte con dei raggi di miele d'acacia. Piace o non piace. E’ pur vero che si dice così di tutti … ma è proprio così lei. O si ama o non si sopporta.
Dio o qualcuno in sua vece, ha donato a questa donna uno strumento vocale non indifferente. E’ un marchio di fabbrica. E’ così particolare che è più di una voce, è un logo. Inimitabile per quanto ne so. Accendi la radio e … tapang! la riconosci al volo … questa è Bjork! Anche se la canzone ti è totalmente ignota.
Premesso che avevo visto l’ultima mezz'ora del concerto del 2003 dopo essere entrato in Arena grazie al mio ex vicino di casa pompiere in servizio quella sera ed essere rimasto follemente entusiasta dell’esibizione … questa volta non abbiamo esitato (per non rischiare il solito sold out taglia gambe) e i biglietti li abbiamo acquistati in anticipo. Poi in effetti non era proprio sold-out. Lei ha cantato divinamente. E’ proprio fantastica. Tante belle canzoni in scaletta (xò non quella che me l’ha fatta conoscere nel '93 cioè Human Behaviour): Army of me (divina … laser a manetta sparati fino al terzo anello, luci a rotazione, teste in fiamme, capogiro onirico), Hyper-ballad (in assoluto la mia preferita, ciò che per me la identifica come artista, come Pitagora e il suo teorema fatto di cateti e ipotenuse ... o era Ferrandini..mah!), Joga (da cappottamento, come avere il cervello nei piedi che a pensarci bene ... :), All is full of love, Pluto (no, niente Bachelorette :( ), Hunter, Pagan Poetry, quasi nulla di Selmasongs ad eccezione di Ouverture (ma dico! I’ve seen it all! Why not???? ..anche se l'orchestra di ottoni islandese è una figata alla Sigur-Ros), Desired Costellation e poi quelle dell’ultimo, Earth Intruders, Wanderlast, non quella con Anthony & the Johnsons e finale al fulmicotone con Declare Independence, oserei dire circense con coriandoli colorati sparati in aria come farfalle di scogliera, lanciabandiere con dei vestiti che sembravano disegnati da un malato di nervi con il mouse e windows paint, luci emesse alla selvaggia in un caleidoscopio di musica, riflessi policroni e veli lucidi semi-trasparenti come le ali delle mosche del Mozambico e danzanti nel vento….

Ora, ripeto, tutto bellissimo e coivolgente. Per quanto lei rimanga un po’ freddina (con quei buonazera memorizzati 3 secondi prima di uscire sul palco) il suo modo di esprimersi musicalmente e vocalmente non lo è per niente. Cosa c’è allora che non va? Ecco...C’è che quella nana stronza accidiosa che non è altro, che se la becco per strada la metto a bagnomaria sul primo geyser attivo che trovo, ha tenuto un concerto di un ora e 15 ..cioè dalle 9.04 alle 10.20. Ora capisco che la voce sia da preservare ma c’è gente che ha speso 70 €uro per vederla (io poco più della metà). Non voglio fare ingenerosi paragoni con la tariffa oraria della Jennifer sulla SS-Eleven VR–Peschiera del Garda .... ma… dico ... almeno 1.45, non dico due ore... Sinceramente questa cosa mi ha oltremodo irritato e anche un pò irrigidito nel valutare la sua prestazione che in realtà ..è stata proprio sublime. Questa frase me la tengo per domani pomeriggio quando mi ritrovo per il tè delle cinque con le colleghe dei Crediti. L'ultima volta che ho assistito ad un concerto così corto (in un single happening) è stato ... credo nell'88 ed era di Terence Trent D'Arby che all'epoca aveva pubblicato un solo disco e quindi un pò me l'aspettavo.

Nota: il pubblico di Bjork ... Che meravigliosa fauna che c'era ... sembrava di stare fuori dal Nanni, l'Istituto d'arte che a miei tempi sfornava le tipe più avanti ed ecclettiche ... si insomma mi sono spiegato ... Ragazze stratosferiche agghindate con sciarpe viola preacher e scarpe verdi Eire, magliette rosso sangue di piccione e capellini multifronzoli da Minnie (non la Minoprio, quella della Disney) ... giravano con girasoli infilati nei capelli, calze a righe giallo spartitraffico e nere (yepa) e frufru di tulle (grazie per avermi detto cos'era) legate attorno alla vita e lasciate cadere come strascichi di sposa. Stavolta niente tettona vicina (scusate il francesismo)... Avevo la copia sputata di Rosso, quello della Diesel e una specie di giovane Kubrick. Un pubblico veramente pazzesco.
Fuori dall'Arena ci siamo trovati per un paio di birre con alcuni guys del rugby. Erano fuori da una mezz'ora e hanno sentito il concerto in maniera impeccabile. In effetti quella voce è cosi cristallina e sonda una così vasta gamma di toni che credo possa viaggiare lontano senza essere troppo inquinata dai rumori. C'è da dire che i dischi di Bjork, ma un pò tutte le sue canzoni, sono spesso animate da uno spirito innovativo (ai limiti talvolta del rumorismo e del vocalizzo esasperato) che non sempre capisco al volo (quando mai! mi dice lei) ma che s'insinua nella testa e rimane stravaccato e latente finchè non diventa per inerzia meno forestiero e sempre più consuetudinario. Come quando si noleggia un auto che non conosci: non è che stai lì a capire tutti i comandi subito. Intanto parti per il viaggio (magari non sai nemmeno che per la retromarcia devi alzare la levetta con l'indice e il medio) poi quando serve, se serve, capirai come azionare i tergicristalli (o accendere il rilevatore automatico della pioggia che tanto poi non fa mai quello che vuoi) o stai a pigiare bottoni alla ricerca dell'aria e a tirare levette a destra a manca per i fari. Perchè Post? Beh un motivo è lapalissiano. Un secondo è spiegato dal fatto che il primo CD (anzi MC) che ho comprato di Bjork è stato proprio Post del '95 anche se avevo già una registrazione di Debut del '93. Il terzo è che con questo concerto dico anagrammaticamente "stoP" ai lunedì in Arena con i concerti da ggiovani. Next time here sarà per una nuova puntata della mia ignorantissima stagione lirica. Sì in effetti non fregava a nessuno di questa cosa.

martedì 22 luglio 2008

MotM

L’idea di farlo c’era.
Alcune volte capita anche nelle migliori famiglie di prendere delle decisioni “avventate”. E allora facciamolo. Siamo già in camera tutte e due.
Mi svesto in tutta fretta del mio completino grigio tortora self made bank e della cravatta con quelle strisce multicolor da blocco-digestione … e parto così <---. Rugbisticamente parlando da vincente. Anche da piccolo superavo certe prove solo a calci. Non tra i pali ma è abbastanza insignificante la differenza.
Lei fa lo stesso ma più lentamente. Non era proprio in programma. E come tutte le cose non pianificate, è stato meglio così. In un battibaleno, anzi in un battito di ciglia - in fondo è qualcosa che si avvicina ad un movimento rapido dell’occhio - siamo già davanti all’Arena. Stanno già suonando … sono appena partiti. Mi sa che la minaccia di pioggia li ha spaventati a little. Il tempo di una telefonata per farmi odiare e alziamo il pesante drappo rosso del sipario dell'arcovolo principale. Ehi! Bella sempre. La vedo spesso. Ma da dentro fa sempre quell’effetto. Sì Ghe, quasi come quella! (non è vero :P).
Loro 3 sono già lì, schierati. Invecchiati direi ma sono loro.
Tutto va bene in questo mondo che sta finendo per come lo conosciamo. E’ incredibile. Ma ... per il resto della mia vita penserò sempre ad una certa combriccola ascoltando questa canzone? Cmq qui tutti sanno solo il ritornello e quel nome sconosciuto. Tutti. Se ci fosse lo scozzese farebbe un figurone. Non quello della maglietta. Quello di Como.
Le songs che contano ci sono. No, ma che dico, non ci sono tutte. Sarà che qua tutto conta (:D DM inside).
Quella bella di Automatic (lo sono tutte in quel disco) . Quella famosa di Out of Time che canta la tristezza del perdere la religione. Uno magari non è nemmeno triste di perderla perché neanche ce l’ha ma vorrebbe averla per poter essere triste di perderla. Alla fine basta sostituire la parola religion con qualsiasi cosa che amiamo (e.a. Fxxx) e tutti possono dare un senso alla canzone. Insomma togli il sesso e ti rimane il senso. Sentita 12 milioni di volte eppure … qui … tutti la cantano e a me viene da pensare che con il pelo del mio avambraccio potrei grattare il grana sulle lasagne se dannazione ne avessi un piatto qui davanti.
C’è quella nuova che accelera e anche quella stranaturalmente seriosissima. Insomma sono andati di molto, grandemente oltre, tentando di imitare la vita.
Un po’ mi manca quella idiotissima delle gente felice e splendente. Credo dipenda dal fatto che mi fa proprio sentire felice e splendente … ma stasera non c’è neppure questa gran necessità. A pensarci ne mancano un casino. Ueh! Michael datti da fare! Però anche loro … a stipearle tutte in 2 ore … non possono proprio.
Alla fine uno si chiede se il temporale resterà sospeso come i sogni che si fanno quando siamo in fase REM.
Tutti nell'anfiteatro guardano il cielo e osservano il baluginare dei lampi. O forse nessuno sta veramente guardando la notte e quei scuri nuvoloni carichi di H2O. Beh sì con la mano tastiamo lo zainetto alla ricerca della K-way - l'abbiamo vero? Ma in realtà, tutti, proprio tutti la stanno osservando.
Placida.
Piena.
Rotonda.
Luminosa ma con quel velo scuro che la fa ancora più misteriosa.
E dentro di me, mentre ascolto questa canzone, penso che vorrei essere veramente, almeno per un momento,
un M.o.t.M.

Hey Andy did you hear about this one? Tell me, are you locked in the punch?
Hey Andy are you goofing on Elvis, hey baby, are we losing touch?
If you believed they put a Man on the Moon, man on the moon.
If you believe there’s nothing up my sleeve, then nothing is cool
REM - "Man on the Moon" (scritta pensando al comico, al personaggio Andy Kaufmann - non a me)

So che c'è un modo più terra terra per essere un uomo sulla luna.
Rugbisticamente parlando. Ma non tutti possono essere Armstrong (o quello sfigato di Aldrin).

giovedì 17 luglio 2008

Me? Amico

Viene da chiedersi il “perché?”. Tutto qui. Forse è una curiosità che si descrive meglio con un “come mai?”. Che poi il “come mai?” è un “perchè?” rivestito con una mise estiva, leggiadra, tinta pastello con un pizzico di vivace svolazzamento.
Con un “come mai?” aggrotti lo sguardo a mezzaluna. Gli occhi diventano dolci. Il viso esprime qualcosa di molto vicino ad un simpatico stupore.
Con un “perché?” le sopracciglia si stringono al centro appena sopra il naso. Si accipigliano proprio. Gli occhi diventano indagatori, a volte anche impauriti o ansiosi. Si forma quella specie di ruga verticale (:P) che non ha nulla dell’attonito meravigliarsi di cui sopra ma dà più l’idea della necessità, del voler sapere veramente.

Ora, non è nulla d’importante.
In sé.
Dà più da pensare il fatto che io ci stia cesellando una cornice attorno per inquadrare la cosa.
Però se un “come mai?” serpeggia allo stato brado nella tundra del cervello, è meglio individuarlo "anticipatamente" ed isolarlo, prima che diventi un noioso “perché?”.
Che poi i “perché?” non sono noiosi.
In sé.
Soprattutto quando hanno una risposta.
E’ che ... con un “come mai?” non ti aspetti una risposta secca ma al massimo una descrizione, anche superficiale.

Come quando la prof. mi chiese come mai Renzo fosse a Gorgonzola … sapevo che la faccenda puzzava di tranello da prof. al ventottesimo giorno ma io arzigogolai dell’attraversamento dell’Adda palindromo, dell’Innominato e della Lucia Monella. Per la cronaca presi appena sufficiente.
Il “come mai?” perciò è più libero di vagare e non dà mai da pensare sul serio.
Vabbè piccola divagazione intanto che qualcuna :D prende il treno con un bastone di legno sulla spalla con annodato in punta un fazzoletto da picnic con tutte le sue cose.
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Ah, giusto il come mai …
Dunque anni fa (ma tanti da non ricordare se avevo già terminato la guerra intestina in famiglia contro i sandaletti di plastica colorati – quelli che se entrava un sassolino, ti ritrovavi la pelle massacrata per giorni – e appena tolti rimaneva lo stampo a quadrati intrecciati per un’ora) … dicevo, vidi un film o forse era una fiction per la TV che si intitolava “The Day After”. Era un qualcosa legato ad un futuribile scenario post atomico. Beh, in varie scene appare una Volvo SW.

Il mio “come mai?” non nacque ovviamente allora ma si è reso evidente in seguito per accumulo a strati.
E’ contemporaneo alla mia quota personale di debito pubblico ma meno fastidioso.
Quindi? Ecco, credo che quel modello di Volvo (declinato in tutte le versioni possibili, sbav! per la Polar con paraurti ad autoscontro) sia presente in almeno altre mille cose che ho visto in seguito (penso anche a cose molto recenti nonostante sia fuori produzione da molto…). La goccia che ha fatto traboccare il vaso del “come mai?”, è caduta ieri da All Music quando ho ahimè visto un paio di video di Titti Iron.
E’ un “come mai?” leggero tanto per non far pensare ad altri “perchè?” ben più pesanti.
Magari mi faccio un ghiacciolo all'anice e mi passa.


lunedì 14 luglio 2008

martedì 8 luglio 2008

Il cielo sopra il Tardini

C’e chi pensa che vivere senza rischiare sia un modo per crescere bene ed invecchiare serenamente. E io non mi sognerei nemmeno di immaginare di contraddire una così radicata percezione della vita.
Comunalmente (nel senso di: comunemente all’interno del comune-comunità in cui vivo) mi capita di osservare alcuni vecchi (anziani non mi piace anche se suona più dolce) che girano o che si trascinano con i loro bastoni da passeggio. Alcuni curvi sotto il peso della loro esperienza, altri con le loro scarpe rinforzate e apparentemente vestiti allo stesso modo (ma la camicia sempre bianca ... mica lavorano ancora nei campi). Non posso fare a meno di pensare che il tempo per loro sia solo una condizione atmosferica. Sono anni che li vedo uguali. Spesso hanno giornate piene di vigore e lo capisci dal tono della voce baritonale che usano anche se sei a 40 cm dalla loro bocca e puoi avvertire il sentore dell’ultima ombra. Non sono sempre esattamente gli stessi degli anni prima … C’è un ricambio generazionale lì (non come per i posti di lavoro), però è come se si clonassero. Mi capita seldom di parlare con loro, soprattutto fuori dal bar. Hanno questa bella cosa di voler trasmettere il loro vissuto e alcuni lo fanno molto bene. Quest’ultimi, di solito, sono quelli che provano interesse anche per la tua opinione mentre altri, per la verità, tracimano. Uno dei discorsi ricorrenti e che sento più spesso, verte sul fatto che loro, gli experienced boys, hanno vissuto senza rompere i browns a nessuno, tranquilli, onesti, cercando di non disturbare troppo e di non essere di peso. Non hanno mai cercato rogne ed è per questo che, a 80 anni e più, sono sereni. Talvolta capita di accompagnarli a casa perché hanno esagerato con il bianco e magari ti confessano che hanno avuto qualche avventura extra coniugale (forse meno romanzate da come le descrivono di solito ma tant'è...). Sostanzialmente si dichiarano tutti pacifici personaggi di contorno nel grande affresco della vita. A me questa cosa fa sorridere un po’ … perché poi scopri che … hanno fatto la guerra, quella vera, che sono stati prigionieri, torturati e anche feriti … altri hanno vissuto anni in Germania, Stati Uniti ed Argentina sopportando la condizione dell’essere l’ultimo scalino della catena sociale. Tuttavia, continuano ad asserire che la loro vita è stata tranquilla. Il concetto di rischio è quindi relativo. Con buona pace delle assicurazioni. Me ne ricordo sempre quando mi viene l'istinto di lamentarmi.
Non so perché mi è venuta in mente questa cosa o forse lo so. Chi crede di intravedere qualcosa di utile in tutto questo per se stesso o per chi gli sta vicino, bene. Altrimenti passi avanti. Con buona pace del blog am. Questa cosa la potete anche dimenticare.
Dovrei non dire nulla. Che non è come dire: non dovrei dire nulla. Sarebbe facile ma è sbagliato non dire nulla.
Non è quel tipo di “silenzio” che mi dà soddisfazione. Quello che si può provare camminando per la più affollata via della città con l’mp3 acceso su una orchestrazione dei Sigur Ròs (o su una specie di Anita Baker/Nina Simone che canta una versione jazz di “Master & Servant” dei DM che ecciterebbe anche il più rintronato dei sopra citati oldies) . Le persone ti sfiorano, incrociano il tuo sguardo ispirato non da quello che vedi ma da quello che senti. Alla fine o il più delle volte, si trova serenità posando lo sguardo verso il cielo … Sono solo 10 minuti di astrazione: poi togli le cuffie e riprendi a relazionarti in modo consueto. Ok si può discutere sul silenzio con gli auricolari ma intendevo silenzio come stato dell’anima non come totale assenza di rumore. Fenomeno che tra l’altro credo nemmeno esista. Cioè esiste di certo ma non ricordo di averlo vissuto personalmente. O forse sì, quasi, nel bel mezzo della foresta umbra nel Gargano.
Alle volte si vivono delle esperienze che sono un po’ complicate / complesse / arzigogolate / indipanabili che raccontarle sembra impossibile. Forse dipende dal fatto che non si possono tradurre nel mero racconto di un evento oggettivo. E' che, semplicemente, quando sono coinvolti sentimenti e sensazioni che stanno alla radice delle emozioni, anche il più semplice pensiero diventa lo schema grafico del DNA. Basta pensare alla prima volta. Magari ci si dimentica della forcina per capelli a forma di farfalla della malcapitata ... Forcina che si è poi amabilmente infilata nel vostro occhio destro mentre cercavate di capire se era vera quella cosa del mordicchiare i lobi dell’orecchie delle donne … ma di certo vi ricordate l’estasi del momento. … Ok, avete finito di pensarci?..Tornati sulla Terra? Ok vado avanti.
Non c’è un inizio, una fine e uno svolgimento che dia veramente l’idea di quello che si è provato quando ci sono di mezzo i sentimenti. Che sia amicizia, amore o empatia. Eppure tutto è raccontabile. C’è chi lo fa scrivendo, chi disegnando, chi cucinando, chi parlando ad un registratore, chi componendo musica, chi tatuandosi un ideogramma, e chissà quanti altri modi (ad esempio la favola di Cappuccetto Rosso raccontata al rutto è molto più spaventosa che leggerla).
Questa lunga premessa per dire che, senza voler dare alcun connotato epico o straordinario alla cosa, un branco di persone ha salutato la partenza di una del gruppo verso sud. Non è uscita come Frusciante (che poi è pure ritornato :D ): si è solo spostata un po’ in là. Adesso se Yoko Ono comincia a frequentarla … abbattetela, grazie. Una migrazione al contrario per le persone (pensando agli anni 60 e alla Fiat) ma assolutamente in linea con la natura per le papere lungagnone del Salento, per quanto ne so del mondo animale.
Credo che per ognuno dei presenti (ma anche quelli che per le più svariate ragioni non potevano esserlo) sia stato un modo per dire:
Ehi Ragazza del Sud, adesso salta su questa nuova altalena. Ti diamo noi una spintarella
(eheheh … Io!Io!Io! disse uno dei presenti)
così prendi velocità in partenza. Dimenati un attimo
(eheheh … Io!Io!Io! profferì un altro, stizzito di essere stato preceduto)
e vedrai che acquisti padronanza del mezzo e viaggerai per aria. Stai attaccata ai cordoni
(eheheh … noi!noi!noi! in coro decisero infine i più timidi e restanti cerchi con la freccia, ingrifati dal cerchio con la croce)
e ogni tanto se sei giù fischietta qualche motivetto tipo
“Ehi You!
Don’t parlare to me
about svilupo and take your oval
Droppa! Between those two long high pals
and loggati in rugbypuntoit
and make it better / better / better / betteeeeeerrrrr
La La La Lalalala Lalalaaaah,
Ehi You!"
Alla fine si trattava di dire arrivederci, non addio, approfittando di un pranzo delizioso a base di tortelli, del meglio della salumeria emiliana, della carne scottata in non so che cosa ( li ero già impegnato ad imitare la Robbby con burka per le strade assolate del porto di Taranto mentre succhia un calippo alla coca senza far pensare ai suoi “conterroni” :D – seduti fuori dai bar con la cicca in bocca - che ci stia provando con loro) e degustando vinelli freschi .
Devo dire che è stato tutto molto friendly e simpatico. La Robbby è stata bravissima in pubblico: forte come una quercia secolare. Ha retto l’emotional day con grande spirito … poi non so se il successivo innalzamento del livello del Po sia stato a causa sua. Credo che si sia divertita, profondamente intendo. Comunque ai falsi addii, falso dolor s’addice. Perché come ho già detto, non è un addio. E non è nemmeno un apostrofo verde di zucchine cotte in umido tra le parole gnocco e fritto. E solo chiedere all’arbitro un "time" per trovare la strada giusta per affrontare quell’avversario immaginario che è la vita. Poi, che si giochi da fondo campo o sottorete, non è importante (Wimbledon rules). Che si basi tutto sulla mischia o sul gioco aperto non è fondamentale. Voglio dire uno può giocare anche dal Kamchatka .. e poi già lo dissi: mica è nel pozzo come la bambina di Ring! L’importante è il possesso e la touche. Diamine! Robbby potrà anche essere una schiappa nei placcaggi (lei è più la tipa che ferma gli avanti offrendo sigarette e mignon di amaro Petrus) ma nella touche è una certezza, è la Chris Jack dei noialtri. Devo continuare o posso fermarmi? Grazie.
Gli splendidi Emy e Ivan giunti da Genova … alcuni notiziari hanno dato per certo che il loro ritorno sia stato lungo e travagliato, soprattutto per il povero Ivan. Pare infatti che la contemporaneità di alcuni fenomeni micro ambientali quali l’assenza di aria condizionata e dell’effetto serra che pare colpire soprattutto le auto blu, il guizzare dei muscoli dell’autista durante le manovre di attraversamento del valico appenninico e il risveglio del mai sopito ormone della bergamasca, abbia scatenato l’anticiclone dell’Azzorre (che è la cosa più sexy al mondo dopo l’arrotolamento della lingua della vocalist principale delle Bangles quando canta “Manic Monday”) . Partiti con una Punto sono arrivati con una Multipla. Ah, naturalmente i rivestimenti sono da cambiare.
Intanto la saggia Lucy sembra andare controcorrente come i salmoni verso la fonte dell’eterna giovinezza. Non sono solo io a pensarlo. Sarà il vento che accarezza l’erba delle colline cariparmiche ma quello che è, è. Intanto è l’unica che fa foto (certo che siamo un bel gruppo di rinco…).
Rama ci guarda negli occhi come se ci stesse arbitrando nella partita che stiamo giocando: arriva quando vuole come le star del cinema e ha quello sguardo un pò così...come dire... Ehi sono fatti miei! Tiene la voce impostata e morbida come gli attori italiani nei film in terza serata su ReteQuattro (quelli tipo "Catene" con Amedeo Nazzari ed Yvonne Sanson) e tiene il baffo alla Errol Flynn. Bella persona.
La tata Aliena che guarda agli astanti di fronte a lei pensando tra sé … Dio mio che archetipi che mi ritrovo dinnanzi! Quale bizzarro destino l’abbia portata di fronte a sì poco sale in zucca e pure diviso in cosi tante persone … E’ giovane e avrà tempo di trovarne un po’ di più, magari in una sola testa, magari iodato.
Il vecchio Ubo che è vecchio come Chanel Nr 5 (cioè eterno) è l’artefice organizzativo: ci guida nella sua città come gli Ebrei in fuga dall’Egitto. Solo che al posto della manna ci piove addosso del caldo gnocco fritto.
Il simpatico Bullett è in partenza per Barcellona: non ho chiesto per timidezza, ma credo che il suo imminente trasferimento nella città spagnola a me tanto cara (sbav!), registrato negli archivi sotto la motivazione lavoro – ma che razza di lavoro è “operatore turistico” se per girare la città dovrà consultare la mappa? - dicevo, sia in realtà una costrizione determinata dal fatto che dopo aver pioppato tutta la zona che va da Formigine a Viadana abbia bisogno di nuove praterie dove sparare le sue cartucce (del resto con un nick così … se le cerca) :D.
Brò.
Brò.
Sinceramente, qui si fa dura. Proprio dura. Cos’è che dicevo che tutto è raccontabile? Mi sa che è una patetica balla. Se mi limito a dire che Brò è Brò so di ripetermi. Ma con gli amici la maggior parte delle cose è una ripetizione. E credo che dalla ripetizione nasca la confidenza.
Ora meglio chiuderla qua.
Dico infine che vale molto di più il non detto del detto …
Ma che lo dico a fare?…
In fondo, ci conosciamo tutti, no?

venerdì 4 luglio 2008

Tracy

Se va come credo, questo post verrà reso disponibile quando Obama (tanto non è più in corsa Mrs “tradita con soffoco”, vero?) sarà già presidente degli USA e McCain, dalla disperazione, diventerà utente di un forum di rugby italiano (verrà bannato subito dopo su insistenza del presidente del circolo degli Estensi, irritato da un nick così provocatorio nei suoi confronti).
Qualche giorno fa, mentre stavo cercando le mie matite colorate Faber-Castell con impugnatura ergonomica a pallini grigi antiscivolo - ideali per sottolineare i punti salienti delle circolari aziendali e rendere più vivace un' improbabile seconda lettura, mi sono imbattuto in una dozzina di vecchie e consunte musicassette dimenticate in una scatola cartonata blu cobalto sull’ultimo ripiano della libreria dietro la fila de “I miti” Mondadori. Credo sia rimasta lì immobile da quando sono sposato: dormiva di lato in quell’angolo nascosto in alto dove arriva giusto l’aspirapolvere con l’allungo a curvatura (e non ci arriva nemmeno benissimo a dirla tutta). Tra questi reperti (alcuni così antichi che mi vergogno solo a ricordarli …) ho ritrovato una mia vecchia amica che tanta compagnia mi fece negli anni della ribellione post scoperta “Ehi, tu laggiù lo sai che mi stai simpatico ma mi fai fare delle cose senza senso?”. No. Non è l’ansimata registrazione di una prestazione professionistica di una delle ragazze della statale 11 Verona - Peschiera del Garda ma la cara Tracy Chapman e la sua “Talkin’ bout the Revolution”. Non voglio parlare del disco, che è un concentrato di emozioni allo stato puro, ma di almeno un paio di canzoni devo. Una, “For My Lover”, alla quale sono legato per un “ricordo” epico … lo dico … non lo dico … lo dico. Niente di squisitamente romantico al di là del titolo, anzi, è proprio da faccina con lingua fuori di lato. Ero con la solita compagnia di matti (si è un pò sfoltita onestamente) che mi era venuta a trovare ad Alessandria: era inizio estate, faceva un caldo fotonico, eravamo allegri e ubriachi ma anche molto carichi … vabbè … insomma per non so quale penitenza e/o scommessa ci siamo ritrovati saltando giù dai letti in P.zza Divina Provvidenza (fuori dall’appartamento / comune in cui vivevo) vestiti di sola … insomma avvolti come mummie nella carta igienica a cantare “Everyday I'm psychoanalyzed, 4 my lover 4 my lover, they dope me up and I tell them lies 4 my lover 4 my lover”. Qualche settimana più tardi sarei ritornato a Verona.
La seconda invece, mi è arrivata addosso come una telefonata di qualcuno che non sai più chi sia, dove ora pascoli la sua esistenza con il suo gregge di emozioni e cosa faccia per non morire. Un qualcuno però che ti parla come se tutta la tua vita, nel frattempo, fosse stata filmata dalle telecamere invisibili di una stazione TV e costui fosse sempre sintonizzato sul tuo personale Truman Show. Non è una song che ascolto volentieri perché ti costringe sempre a pensare alle cose che hai interrotto senza motivo, alle decisioni che non hai ancora preso e che sono inutilmente (e tristemente) in sospeso come un calzino spaiato nel cesto dei panni sporchi e in generale a tutte le volte in cui era meglio mettere la prima ridotta ma non la retromarcia. Non intendo quella retromarcia, dannati ninfomani.
“If not now… “ . Già, se non ora, se non oggi, quando? Ascoltarla mette un po’ in crisi come incontrare un vecchio compagno di classe che ti racconta il suo ultimo viaggio di lavoro in Indonesia mentre parcheggia l’Audi A6 aziendale e ti invita a mangiare al ristorante del signor Rana. Hai voglia ... a ricordarti che ce l’ha corto come la pen drive che ha in mano con le foto delle sue solitarie vacanze a Zanzibar. Resta il fatto che quando era nel nido sull’albero anziché passeggiare su e giù per il ramo guardando speranzoso cosa ci fosse in alto e titubante quello che stava a terra aspettando di non far male a nessuno e di avere l’approvazione del mondo, ... lui si è lanciato. Beh non tutti, nel circo che è la vita, hanno la rete familiare ad attutire le cadute, però….
Detto questo, considerando che non scriverò più un post dal titolo Tracy, mi viene spontaneo ricordare almeno … Tracy Lords ... no ... quella di certo se la ricorda Ghe e tutti i discepoli dell’asta mai a mezz’asta.
Ricordo Tracy Spencer.
No. Non Spencer Tracy l’indimenticabile attore, compagno di set di Katharine Hepburn … la cui cattolicissima fede impedì il consumarsi di quella che potenzialmente sarebbe stata la più grande storia d’amore della vecchia Hollywood (Monroe & JFK permettendo) .
Parlo della cantante dell’epoca d’oro della scuderia di Cecchetto, quella che con il suo “Run, run, run to me” … miiii se ci penso... E’ il primo VIP che ho conosciuto, nel senso che ci ho pure parlato assieme: avevo la lingua impastata dall’emozione e in mezzo alle gambe - a forza di run run run to me avevo runnato anzitempo mi sa - avevo una specie di Labello alla vaniglia. Ero insieme al mio amico Emilio che aveva avuto non so come il pass dal padre in forza alla base NATO di VR: ero quindi comodamente seduto di fronte al palco in mezzo alle forze dell’ordine per questa manifestazione musicale chiamata BAM (Buon Anno Musica). Perciò personaggi tipo Den “Catch the Fox” Harrow, Baltimora, Gazebo, Sandy "Camel by Camel" Marton, The Creatures, ecc. una tristezza infinita a ben vedere ma … Ehi, Mate! Erano i favolosi Eighties e sistemati quella spallina, cog**one!
Tracy fu molto gentile e disponibile: non era tanto alta ma era veramente bellissima come lo erano le ragazze tipo “Fame – I wanna live forever”. Profumava di acqua di rose e io non capivo dove avesse lasciato i suoi scaldamuscoli gialli. La baciai 3 volte sulle guance e le dissi che era stupenda. So che ora fa la casalinga in non so quale sobborgo di Londra ma credo che mi resterà per sempre la freschezza calda di quei bacetti innocenti. Emilio era troppo timido: si limitò a stringere la mano. Ora fa il commercialista. E’ uno di quelli ancora sull’albero che fanno il solco su e giù per il ramo.
Beh, visto dove sono andato a parare, posso anche dire che quella scatola conteneva una cassetta che farà inorridire i cultori di BixBeider & so on ma che a quei tempi devastò il mondo della musica. Fu una specie di ciclone che contaminò per sempre, almeno per come la vedo io, il business music. Il titolo? Mixage. A cui ne seguirono non so quanti dopo … Era l’era delle contaminazioni, delle canzoni che non finivano fintantoché non ne iniziava un’altra e i DJ divennero gli Dei dell’Olimpo delle 7 note. Partì la caccia alla consolle più prestigiosa e alla disco più trendy.
Sono andato lungo ma solo perché questo post è rimasto un po’ if-not-now-never e allora …
In realtà nella mia testa ero partito con il voler raccontare un concerto in una bellissima magione di campagna, in un luogo posto tra il mio paese e Custoza, quella famosa per la battaglia ma soprattutto per il noto vino bianco. In questa valle, intersecata da un lungo viale di cipressi non ammalati e dove ogni tanto girano anche degli spot per automobili, si erge verso la collina questa corte ristrutturata. Su un lato c’è un boschetto, blu quanto è fresco, mentre dall’altro l’immensa villa che si allunga e abbraccia in un quadrato di edifici a schiera un prato inglese coltivato a cuscino … nel senso che l’erba è tanto gonfia e morbida che la prima cosa che ti viene da fare e prendere la tovaglia da pic-nic e usarla come copertina mentre ti appisoli sull’erba. All’interno di questa cornice contemporaneamente agreste e suntuosa, con questo scalone imperiale al centro di un bucolico contesto, ho assistito al concerto di un veronese che si piazza al 3° posto, come fama, nell’ambito della musica leggera. I primi sono loro, quelli dell’H volante, poi ci sta Spagna e alla fine arriva lui, Massimo. Massimo Bubola. Ora, è chiaro che parlare di lui senza nominare De Andrè e la Mannoia è come parlare di Bernie Taupin senza nominare Elton John, però non è il genere di musica che ascolto e non sapendo una benemerita fava di tutto ciò, salto a piè pari in avanti. Diciamo che lei ha preso l’iniziativa e io mi sono ritrovato davanti a questo palco guardando il cielo e credendo che fosse quello d’Irlanda. Alla fine è stata una bella esperienza. E lui, persona alquanto deliziosa, è molto tipo “leggo Dostojevsky a colazione”. Cioè è dotto, colto, usa le parole corrette e le sue frasi sono molto tailor made. Tuttavia, anche se io ho già difficoltà a scrivere Dostojevsky e consumo la colazione davanti a “Family Matters” alla TV oppure sfogliando "Lameta" versione nuova bella ma con un font dei tempi della camicie nere, non significa che non possa essere delizioso. Magari non proprio delizioso ma almeno saporito.
Adesso mi bagno la punta delle dita per vedere dove tira il vento e poi … yepa … mi librerò lontano da questo cazzo di ramo (qualcun altro, granata dressed, che ha stravinto il concorso come futuro mediano d’apertura della Nazionale Italiana tenterà, interpretando il vento, di piazzare l’ennesimo drop). Sto scherzando. Finché non mi assicurano che questo elastico è tarato sul mio peso non faccio bungee suicide jumping.
Ho un ramo da presidiare.

martedì 1 luglio 2008

T con numero

Nel weekend c'è stato un TM dell'Italia contro i cugini dell'Argentina finito 12-13 in maniera alquanto sorprendente per quel che mi riguarda. Una partita orribilissima. Così brutta che alla fine del primo tempo ho deciso di fare zapping a corrente alternata e di guardare la finale del T14 francese tra Toulouse e Clermont Auvergne, per gli amici Clermont.
Dopo un pranzo pantagruelico dai suoi e il matrimonio pomeridiano but only cerimonia & spritz di un collega ... sono finalmente riuscito a parcheggiarmi in casa. Nella stessa in cui immediately è arrivato il ramo lacustre della famiglia di lei (ci sono solo 2 rami in realtà e in uno ci sto appollaiato anch'io). In condizioni normali non avrei seguito niente in TV per stare con loro.
Ma è nota l'innata simpatia per il mio nipotino comodino e lui mi ha "costretto" a seguire la partita in una maniera tale che certi nick di rug-bit (quelli che delle partite di rugby fanno anche le analisi tricologiche del pelo del sedere dell'arbitro di linea) mi fanno una Lagerback di "Che tempo che fa". In effetti lo zio in questione ha fatto una cosa proprio "brutta": ha "costretto" i genitori ad inserirlo in un "full sports grest" dove gli hanno fatto provare un sacco di discipline sportive ... tra cui, orrore, anche il rugby. E come avevo previsto è scoppiata la scintilla. Credo di essermi sentito come un rappresentante della Folletto che riesce a vendere quel dannato aspirapolvere alla moglie dell'amministratore delegato della Rowenta.
Ho passato la serata a spiegare quel che accadeva in campo, comprese le reazioni dei giocatori. E tutte le regole che ho potuto. La madre, la sera stessa, mi ha mandato un sms che mi ha abbastanza inorgoglito e mi ha reso ancor più gordito. Anche la mia lei mi ha mandato un bel sms perchè alle volte scrivere un messaggio è più efficace che parlarsi. Entrambe usano il T9: io non sono mai riuscito nemmeno a concepirne l'utilizzo perciò sono uno di quelli che ci mettono 10 minuti per scrivere "Ciao ke facciamo stasera? Pizza, vasca e film? Divano, drum drum e nanne?" e ricevo dopo 3 nanosecondi risposte tipo "Per carità! Pizza vasca e film. Sono passata dai miei che ti salutano e sperano di rivederti presto. Ho ritirato dalla lavasecco le TUE giacche: ti ricordi di " -> sms 2 "portarmi a casa le pesche dal contadino? Ho bisogno di un paio di sandali nuovi. Tx axx".
Tornando a Sam. Spiegare per esempio che la settimana prima l'Italia ha perso 26-0 contro il Sud Africa e convincerlo che è stata comunque, tutto sommato, una prova discreta per il team azzurro non è stato tanto facile. Anche per uno che gioca a basket. Fare lo zio è innegabilmente un compito difficile. Specialmente quando ti devi alzare dal divano, andare alla cartina geografica mondiale in studio (il regno di Sissy) e indicare dov'è il Sud Africa. E appena ritornato in sala, già accomodato, rialzarti nuovamente per fare lo stesso tragitto ed indicare al nipote esploratore l'Argentina (che poi sapeva già tutto ma sul rompicchiare deve aver preso dalla zia... éè).
In ogni caso, ancora una volta il Clermont non ce l'ha fatta: questa squadra riesce sempre ad arrivare fino alle mutandine, riesce pure a toglierle con destrezza, ma diamine non arriva (quasi) mai a concludere. E onestamente il Toulose è una signora squadra: credo, sicuramente sbagliando, che meritasse di vincere anche la Heineken sebbene il campo non menta mai (spiegate questo concetto ad un onnivoro virgulto di 7 anni e ditemi se è così facile come sembra ...).
Il discolo mi ha fatto anche una domanda alla quale non ho risposto.
Forse era l'unica a cui avrei dovuto rispondere. Ma riguardava me e io non dico bugie.
Ma quando finisce l'età dei perchè?
?
(SCENE IN THE LIVING-ROOM)
Sam: Ma zio ..eh zio (battendo la sua paffuttella manuccia sulla di lui ruminante guancia distratta) .. ma perchè continui a dire che l'Italia ha giocato male se alla fine ha vinto?
Zio Max: Beh gli altri hanno giocato peggio. Sai ... in queste partite così spezzettate nel gioco ... Capita di tutto ... Poi, hai visto quanti falli in campo?
Sam: Sì. Il signore che parlava alla TV ha detto 34 ...
Zio Max: Beh avrà contato anche l'arbitro, i 2 giudici di linea e il TMO.
Sam: Ah ... ho capito.
Zio Max: Non credo proprio, campione.