domenica 28 dicembre 2008

KFP

Qualche volta la vita riserva delle sorprese. E non sono quasi mai confezionate dentro un pacco regalo. Nessun fiocco di raso rosso da sciogliere in allegria con un bigliettino augurale luccicoso, ridente e firmato.
Le vere sorprese sono inaspettate, arrivano solitamente da dietro e sono prive di autore. Del resto se si vivesse veramente in un stato di perenne sorpresa (funziona così per i pupetti, no?) si finirebbe prima o poi con il non sorprendersi più di nulla. Crescendo, l’esperienza ci permea di barriere. Ci si avvolge in una pellicola con l’intento di proteggersi. E per quanto sia trasparente, ad ogni giro, la vista si appanna. Tutto è sempre meno chiaro. Sempre di più. E ciò che volevamo preservare inalterato, non risulta più così fresco e nuovo. Alla fine smettiamo di dilatare le pupille e di spalancare la bocca ad O. Cioè l’apriamo, ma solo per parlare. E non è la stessa cosa.
Tuttavia, grazie a chi non so, l'esistenza generalmente scorre lenta come certi treni merci.
Che non sono mai propriamente belli.
Squadrati e spigolosi come scatole di scarpe fuori moda con la velina interna ingiallita. Hanno colori orrendi ma sempre tendenti al marrone ruggine. Sono noiosi e ingolfati come i dopo pranzo di Natale dai parenti.
Eppure hanno alcune qualità che me li fanno preferire al più superveloce dei pendolini aerodinamici. Per esempio sono pacifici e beati. Sono funzionali, hanno un sacco di vagoni, non sono mai affollati e ci sta dentro un sacco di roba. Anche ciò che è passato. C’è spazio anche per ciò che arriverà dopo. Non sono molto sofisticati perciò si rompono poco e arrivano sempre a destinazione, seppur talvolta in ritardo. Nessuno si aspetta qualcosa di eclatante da loro. Non sono richieste performance particolari. E a basse aspettative corrisponde zero stress. Sonnecchiano all'ombra delle stazioni, nei binari più lontani dalle pensiline passeggeri e consumano il loro destino in una dolce movimentata immobilità. Sono rumorosi e poco ecologici ma non sempre trasportano ferro vecchio o bidoni di olio esausto. Un carico di auto nuove e fiammanti o dei cubi di marmo prezioso rendono la loro giornata un tantino più soleggiata. Volendo, ogni vagone rappresenta una fase. Alcuni sono pieni fino a scoppiare mentre altri sono desolatamente vuoti ma mai inutili perché fanno comunque da collegamento tra altri 2 vagoni. Le rotaie non sono sempre sgombre e perciò qualche volta si deraglia. E se non si va troppo veloci … si riaggiusta tutto. Si ritorna in carreggiata. Si ripara ciò che è rotto e si lascia ciò che non si può più sistemare. E si riparte. Ma altre volte non è possibile. Allora si rimane con le ruote che girano per aria. Come tartarughe capovolte sul carapace, in attesa che passi qualcuno, una cazzo di gru per esempio, che ci rimetta in piedi. Ma in quanto a ripartire è dura. Soprattutto se hai un sacco di vagoni dietro da trascinare.
Non so se i treni abbiano la retromarcia. La vita non ce l’ha di sicuro. Si può cambiare direzione ma non è così semplice. A volte gli scambi non sono così precisi e bisogna stare attenti a non cozzare contro altri treni.
I treni viaggiano in parallelo, belli divaricati per non perdere l’equilibrio. Spesso si sfiorano. E’ un casino infernale quando accade ma in realtà non si toccano. Tanto rumore per nulla. I treni a volte si attaccano l’un l’altro ma non si uniscono mai del tutto. Credo che questo sia un bene. Quando un merci perde la motrice per un espresso o un intercity, è un casino da gestire. Ma non è impossibile. Si tratta solo di manovrare i vagoni con cautela e regolare le fermate. C’è chi ama stazionare in luoghi dimenticati dove non si ferma nessuno mentre altri, se non ci sono almeno 12 pensiline, neanche prendono in considerazione l’idea di fermarsi. Perciò ogni stazione ha i treni che si merita. O forse è il contrario.
Stavo uscendo dal garage “bello” impettito per il pranzo di Natale. Cappotto. Completo scuro. Sciarpa optical. Con una faccia tipo Tonno Insuperabile, 170 grammi di bontà in olio di oliva. Sono in ritardo ma presente. Lei sta chiudendo casa e non trova le chiavi perché ha fatto il cambio borsa. Non riesco a capire perché ad un vestito nuovo corrisponda sempre una borsa che non è mai quella che è stata usata il giorno prima.
Ho la basculante alzata (:O) e sono già uscito con l’auto. Una coppia è ferma al cancello. Lei mai vista. Lui sì. Anche se è diverso dall’ultima volta che l’ho visto. Le sorprese non giungono mai annunciate. E non sempre sono dei regali. Eppure anche se non vedo la confezione regalo, lo percepisco già come un dono. E' intrinseco e non c'entra niente il Natale. Così un fratello che aveva preso una direzione lontana, che non giudico affatto sbagliata, ha circumnavigato quello che doveva circumnavigare e ha deciso di fermarsi alla stazione dove un treno merci in ritardo stava facendo manovra. Siamo treni usciti dalla stessa fabbrica ma modelli diversi. Non so se è sempre stato un Eurostar. Ora non lo è di certo perché si è fermato ad una stazione di campagna, dove fermano solo i locali. Ci accorgiamo che entrambi abbiamo qualche vagone in più da trascinare. Alle volte treni diversi percorrono per un pò lo stesso binario. Giocano lo stesso ruolo. Ma in campi diversi. Ed in tempi diversi. Ma, come nella vita, alla volte si fermano e si incontrano in una qualche stazione. E ricordano che in passato si sono anche scontrati.
Però, senza decidere veramente, con gli occhi spalancati e la bocca a "O" si accorgono che si può abbandonare quel vagone pesante e viaggiare un pò più leggeri. Non è stato un vagone inutile se ci ha permesso di transitare in contemporanea a questa stazione. Anche se è difficile lasciarlo andare con una parte di carico ancora da consegnare. Perchè sì, in fondo, sono solo un dannato treno merci.
"Ieri è storia. Il domani è un mistero. Ma oggi.. oggi è un dono. Per questo si chiama presente.."

mercoledì 24 dicembre 2008

Happy Xmas & 2009

Beh, insomma volevo fare un augurio a tutti quelli che passano di qua, il più possibile non scontato, non retorico e non banale. Certo non è che ci stia proprio riuscendo...
La frase è un pò "a la page", però quel "He" intendetelo un pò come volete. Chi è credente non avrà dubbi, chi non lo è, lo sostituirà con quello che vuole. L'importante, suppongo, è pensare che comunque un modo per farcela c'è sempre. Quindi quel "He" può essere certo sostituito come un "I".
Non sempre le cose belle vengono annunciate da una stella. Figuriamoci da una stella cometa. Ma in fin dei conti non è che questo conti molto quando comunque si può godere dell'immensità del firmamento. Basta alzare gli occhi ogni tanto. E questo, quasi tutti possono farlo.
Perciò, conosciuti e non che state facendo un giretto da queste parti, fatevi tutti un bel Natale anche se sentite che non c'è niente da festeggiare, mangiate se potete, bevete quanto basta e anche di più, copulate finchè la stanchezza vi farà stramazzare ma soprattutto siate ciò che volete essere. Ora e per tutto il 2009.
Vabbè, alla fine sono stato scontato (che non è male con 'sto carovita), retorico (ma è colpa di qs poltrona in stile da Quirinale) e banale (e qui non ho scusanti...).
"Per quelli che .... il rugby", ecco lascio questo augurio sperando che la fatica li colga ovunque e comunque perchè ... perchè... è un bel sistema per rendersi conto del proprio respirare.

giovedì 18 dicembre 2008

Offside

Tutututu-tutututu-tutututu … Ma nessuno sembra sentirla. Anzi, nessuno dei 2 la sente. Un raggio di sole suppongo che entri dalla finestra. Un uccellino cinguetta. Qualche rumore sordo tamburella le finestre ma non è ancora fastidioso. Poi il cervello, finalmente, si accende. Per modo di dire.
Caxxo. Caxxo. Caxxo.
Sono le 9.00. La scuoto. Improvvisamente 2 automi sciabattano come orsetti della Duracell alla ricerca della propria identità. Caxxo. Lei s’infila in bagno. Aveva un appuntamento alle 9.30 a 40 km da qui. Accendo il fuoco sotto la moka ma rinsavisco dopo vari secondi appollaiato sullo starter con l'indice, apro la porta-finestra, faccio uscire Sissy, afferro la scatola dei corn, smuletto fuori una banana e 2 clementine dal frigo, il latte, la scatola dei biscotti, le cappucciofettebisco, una coppetta per il gelato che è diventata per qualche ragione oscura la ciotolina dell’uva, e mi fermo. Dovevo essere al lavoro un ora fa. Caxxo. Sproot sproot. Il caffè adesso c’è. Ma la faccia è ancora da lavare. Intanto colaziono. Woosh. Doccetta. Wroof wroff. Finisco con il minipimer per i denti. Shabord shaquash. Camicia. Cravatta. Calze. Pantaloni. Cintura. Giacca. Giaccone. Sono fuori 4 gradini alla volta.
Apro la portiera. Lato guida. Parto. Arrivo. Ma non parcheggio. Caxxo. Ma non parcheggio comunque. Caxxo.

Ore prima.
Sto leggero in club house mentre scorrono le immagini delle varie partite in Heineken Cup. Fasoi imbogonè. Bocconcini di pollo e di vitello con una salsa panna-prezzemolosa a parte. Insalata di capucci. Torta di mele. Heineken anche sul tavolo. Caffè. Grappetta. E' tardi. Carico la damigianetta da 5 lt extra-vergine d’oliva, prima spremitura a freddo, direttamente dal profondo Sud per intercessione del boss della CH. Sto tornando a casa. Sms. Ti fermi per un prelievo? Ok, tanto ho sete anch’io. St. Patrick’s Pub. Guinness scura. Prelevo all’Uni. Arrivo. Giù in garage. Prendo la borsa. Sto per prendere l’olio. Ma l’olio non c’è più. Cioè c’è ma sul tappettino di moquette dietro al lato guida. Un laghetto verde nel blu. Spremitura a freddo dei miei co. Caxxo.

Ore prima ma più di prima.
Piove a dirotto. La bretella è trafficata. Uno si è girato in curva. Ma niente di grave. La fila è lunga ma non kilometrica. Passo il semaforo della railway station. I tergicristallo sono alla massima velocità. Anche con l'auto ferma arrivano in ritardo e non coprono la chiusa. Poi un rumore strano. Mai sentito. Improvvisamente il vetro lato guida cade dentro alla portiera. E non torna su. Inspiegabilmente. Mentre l’acqua entra copiosamente. Caxxo.

Ore prima ma meno di prima.
Il superboss arriva come un twister F10. Ci riunisce come pecore nel recinto della sala riunioni. Ci presenta l’ennesimo nuovo capo-ufficio. Condurrà il carrozzone dove lavoro. Naturalmente al lato guida. E’ veramente circense la situazione. Il terzo dell’anno. Erano stati 3 negli ultimi 30 anni. Non ne posso più di gente nuova che non sa un caxxo e crede di dare soluzioni senza conoscere i problemi. Dover spiegare chi sei, che fai, cosa segui, le tue competenze, cosa vuoi dalla vita. L’ultimo non ha avuto nemmeno in tempo di farlo con tutti …Ma che faccia ha poi! Non capisco nulla di ciò che dice. Ah! Come? Sta dicendo che ha già individuato delle aree di miglioramento? Ma è stato nominato ieri sera??? Cominciamo bene. Caxxo.

Ore dopo il tutututu-tutututu-tutututu.
Scendiamo le ampie scalinate ovattate da un morbido rivestimento scuro. C’è la necessità di prendersi una pausa. Prendiamo posto sulle comodissime poltroncine. Gommose ripiene inattaccabili da qualsiasi acido gastrico sulla destra. Lei ha delle morositas, alla mia sinistra. Le mangerò quasi tutte. Sullo schermo “Bienvenue Chez Lez Ch’tis” ovvero “Giù al Nord”. Il protagonista si sciroppa dal lato guida tutta la Francia per il lungo ogni 15 gg. Mi ricorda qualcosa tutto ciò :D , lo spostarsi al freddo Nord. Ma quello che più conta, avevamo voglia di ridere e abbiamo riso. E questo mi pasta.

Ore … Ora.
Forse tante cose del caxxo capitano per farci ricordare che tutto sommato alla fine si può star bene con poco. Non si tratta di fuggire. Ma è come nuotare. Ogni tanto devi alzare o girare la testa e prendere una boccata d’aria. Altrimenti dopo un po’ si smette di ruotare le braccia e di sbattere i piedi a martello. Beh … Volendo si può fare il morto. Ma non è che sia piacevole galleggiare per sempre. Così come, dannazione, non può piovere per sempre. Intanto cercherò di mantenere il lato guida.

lunedì 15 dicembre 2008

Ben ... ti sta

Non credo di essere un grande osservatore.
Colgo ogni tanto un particolare, un fugace dettaglio al max, ma nella maggior parte dei casi mi sfugge il senso del contesto o perlomeno di quello che dovrei ritenere tale.
Immagino sia quella cosa del puntino nero sul foglio bianco e del “cosa vedi?” – "Vedo un puntino nero".
Ecchediamine! Mica sono cieco …
Tuttavia, mi dicono, la risposta giusta è:
“Vedo un grande foglio bianco”.
Personalmente trovo che questa sia una baggianata, per usare un eufemismo disneyano, in quanto credo che non ci sia una risposta giusta. Uno vede ciò che vede e non ciò che dovrebbe vedere. Al di là dei giochini ottici fatti apposta per ingannare.
Se di fronte ad un quadro di Fontana commentassi con un "Ohibò, vedo una grande tela blu", evitando di soffermarmi su quello stupido, inutile, insignificante e slabbrato taglio centrale … Sarebbe giusto o scorretto?
O come il pollice contro la Luna. Quando ponendo il ditone nella notte su di lei, piena o diana che sia, si socchiude l’occhio non di puntamento. Si ammira la "salamella" con l'unghia smangiucchiata contornata dall'aureola di luce pallida mentre sfugge l’immensità di ciò che sta dietro.
La placida, confortante e luminosa principessa delle maree e dei cicli.
E' solo un modo come un altro per affermare la necessità di andare oltre le apparenze ma anche di osservarle. Non è che dietro al davanti ci sia sempre qualcosa da scoprire. E spesso non c’è niente di diverso. Quello che si vede, è. Per carità nessuna volontà filosofica. Anche se nutro un sincero interesse, pur non sempre corrisposto, per il fine delle dottrine filosofiche (:D).
Sento che si sta avvicinando il Natale.
Non dipende certo dalle lucette colorate, dalle musichette din-don-dan dei supermercati, dalla neve finta che cade nelle vetrine dei negozi, dagli alberi con le palle, dalla stella in piazza Brà con gli epigoni in Arena, dal pandoro e dal panettone …
Sento che si avvicina il Natale.
Non è che lo faccia lentamente. Arriva come una palla di neve lanciata forte, da dietro, sulla nuca, a tradimento anche se in realtà non lo è. Un gomitolo ghiacciato di stress che dopo averti cozzato addosso, s’infrange, si divide in tanti ruscelli alpini, che scivolano per la schiena come lumache congelate appena tolte dal freezer. Freddo come il tempo quando il tempo è freddo - come direbbe Prevert.
Il Natale non mi arriva più gioioso come anni fa. E mi dispiace un sacco.
Per fortuna che ci sono i nipotini con cui ritrovare le sincere emozioni natalizie ma non è mai come viverle in prima persona. Arrivano come una luce riflessa: questi pupetti rumorosi sono come uno specchio che rimanda e suggerisce la pace e la serenità del presepe e dell'albero addobbato.
Il Natale non è mai stato un momento infelice, per quanto ....
Non lo sarà nemmeno nel 2008.
Ma non è più come dovrebbe essere e come lo è stato per tanto tempo.
Il vedere gente, il mangiare alla grande, il giocare in compagnia, il parlare di tutto e di più.
C’è ancora formalmente tutto questo ma è come se fosse immerso in un liquido lattiginoso dove occorre sapersi giostrare con una diplomazia che non mi appartiene.
Non è solo una questione … come dire…di forma.
E’ il fatto che per non rovinare un’atmosfera un po’ falsetta e che puzza d’ipocrisia, arriva lo stress del "dire ma, posso?" Solo che non è come all’Upim che basta guardare la targhetta del prezzo e ti regoli di conseguenza…
Con le persone è più complicato.
Allora anche potendo essere del tutto se stessi e dire ciò che si pensa senza cattiveria, si finisce col glissare e fare domande idiote sulla salute del ficus benjamin che ci si è regalati l’anno prima. Che poi l’unico Benjamin che mi interessa minimamente è Kayser. Ora cosa si celi dietro questa mia innata simpatia nei confronti dei tallonatori francesi proprio non saprei dire. Forse non conoscendo il francese non capisco niente di quello che dicono nelle interviste che immagino ricche di argomentazioni intelligenti. O forse perchè non mi interessano le loro parole e valuto solo dai fatti. Che poi è quello che si vede. Che poi è quello che un po’ si è.

venerdì 5 dicembre 2008

All Black

Mi piacerebbe poter scrivere qualcosa di divertente oggi e rendere lieta la lettura in primis al sottoscritto. Però solitamente quando sono proprio felice-felice non è che mi venga naturale scrivere. E se per caso arriva una fugace ispirazione, interviene subitanea una naturale e irriducibile ritrosia che frena il tutto … come a dire: “Ehi se butto giù qualcosa del tipo – Well, I’m happy - come minimo mi arriva addosso una rogna”. So che è sbagliato tutto questo. Non c’è bisogno in effetti di essere ‘sto granché intelligenti per capirlo. Tuttavia e' importante saper riconoscere i momenti sereni / felici dell'esistenza ... Credo sia un po’ come installare dei lampioni (accesi) nel proprio percorso. Sono indispensabili per indicare la strada lasciata alle spalle quando si fa buio e ci si volta indietro (all back). E si rimane lì, un pò in sospeso come la piuma di Forrest Gump, incerti e titubanti su quello che ci sta davanti come di fronte ad un babà mentre si è in dieta. Ma sentiamo che ci serve un appiglio-ok nel passato che ci dia conforto. Un modo per sottolineare i motivi per cui vale la pena camminare ancora quando la vita, in un modo o nell’altro, ci porta a smarrire la strada (che poi …chi la conosce la strada?).
Errare può voler dire sbagliare ma anche andare per il mondo senza meta. Forse non è del tutto casuale.
Anche se girovagare per il mondo senza meta non è per niente sbagliato. A meno che non ci si trovi in un campo di rugby :) . Eppure è buffo: meta si dice try che vuol dire provare. E a tentare di fare una cosa talvolta … ehm … spesso … si sbaglia.
Sì … capisco … indubbiamente sto dicendo delle minkiate ... ma sono vere per me.

Ieri gli All Blacks erano a Milano per fare un po’ di Adidas marketing con la squadra di calcio del Milan.
All Black. E’ un qualcosa di bello in ambito rugbystico.

Blacks poi è un termine che mi identifica particolarmente :P.
Ma a dirla tutta … all black … può voler dire anche tutto nero nel senso che non c’è niente che va per il verso giusto. E quindi si ritorna al dualismo che spesso permea il significato delle parole.
E le parole, alle volte, non sembrano servire proprio a niente.
Penso che non ci sia mai un tempo in cui tutto è veramente all black ma che ci siano solo differenti tonalità di grigio come credo di aver già scritto in passato. Eppure ci sono delle frazioni della vita in cui si vede solo all black perché la mente, il cuore, tutto di sé, non recepiscono nemmeno il concetto astratto di bianco!
E allora si è circondati, soffocati, sommersi dal nero.
Ecco, solo un piccolo inutile pensiero ad un caro amico che in questo momento immagino
veda ovunque all black.
Non che si possa veramente farti rialzare da terra senza il tuo aiuto. Ma nemmeno all by yourself.
Perciò porgo la mano e faccio leva.
Se puoi, asciugati le lacrime, guardati bene allo specchio e osservati attentamente:
non è tutto all black … Tu sei All Black.
E non in un campo di rugby.
Ma nella vita.

E trascina fuori dai tuoi 22 anche i tuoi cari.
Hanno bisogno di te ora più che mai.
Un abbraccio.
(pic: "Sportmanship" by Eugene Smalberger, Bali Tens, October 2007 )

lunedì 1 dicembre 2008

IRB/Mori Airline Rugby Photograph of the Year 2008

...Eh già... sotto la categoria Spirit of Rugby ....
E' vero che Raphaël Ibañez - is rising from the melee to celebrate like a Roman Gladiator - ma mi ricorda un casino una foto del caro buon vecchio Tronky del 6N 2007.
La pic è stata scattata dopo la prima meta Wasps della finale 2008 di Guinness Premiership a Twickenham.
Magari quella particolare espressione artistica è data dall'aver cozzato con il ditino del piede sx nel ginocchio sx di Boris Stankovich, stile quando di notte si va in bagno a luce spenta e si trova sempre lo spigolo del comò.
Del resto ... cosa non si fa per l'arte...
Quando faccio queste cose una che conosco ritiene che per Natale mi dovrebbe regalare una scatola di Gormiti.
Ma io non ci faccio caso. D'altronde lei è ancora convinta che la dicitura sui giocattoli +36 si riferisca agli anni... Che Dio la mantenga ignara.
Adesso metto la maglietta della Francia con scritto "2 Ibañez" sulla schiena e faccio jogging 10 ... ehm ... 2 minuti attorno al quartiere. Tiè.
Così tanto per dire .... eheh


Ps: generalmente non ho la song of the day (queste abitudini ci sono solo a certe latitudini ... di intelligenza intendo) ma visto che la sto ascoltando ... "What Can I Give You?" version Nick Cave & The Bad Seeds tratta dall'album "Songs From A November Night" . Ad un certo punto c'è una frase molto rugbystica, anzi direi molto Guinnesspremiershippistica "....And the Saints, the Saints all stand and applaud you".

venerdì 21 novembre 2008

Nuvole bianche su cieli azzurri e uomini con bombetta ed ombrello

Chissà se riesco a riprendere questa bella abitudine e dedicare un po’ di tempo al blog. Avrei delle cose da raccontare ma è un casino di questi tempi ritagliarmi uno spazio mio … Intendo dire proprio targato io-me … Senza nessun altro fine e scopo che se stessi.
C’è sempre qualcosa di lontano da fare.
Ho l’impressione che troppo spesso soffino dei venti contrari. Uno strano fenomeno che mi ha trasportato distante dall’uragano sommerso che vorticosamente sento ruotare dentro. Alla fine credo sia più facile distrarsi. E’ più semplice. Insomma è complicato da spiegare ma non ho mai molta voglia di guardarmi allo specchio. Ultimamente poi … meglio non esagerare con l’introspezione.
Questa estate ho assistito per il quarto anno di fila a tutti e 5 le opere liriche in cartellone all’Arena di Verona. Alcune, dopo averle assaporate anche più volte, libretto alla mano uno, torcia in bocca con fascio di luce diretto sul libretto alla mano due e orecchio teso per non perdere una sillaba cantata o una nota suonata. La lirica continua ad essere una roba affascinante ma ahimè semi-incomprensibile. Mi piace ma non la capisco fino in fondo. Percepisco l'atmosfera, comprendo alcuni passaggi ma è proprio la parte oscura che non afferro …. che mi afferra l’attenzione e la curiosità. Un giorno sono certo che arriverò a comprendere chiaramente il tutto. E anche se avrò 80 anni, sarà piacevole smettere di chiedermi ogni 10 minuti, mentre lo sguardo corre vacuo e vuoto tra le pagine del testo: Ma dove minkia sono arrivati?
Nel frattempo gli All Blacks hanno vinto il 3N, gli Sharks di Michalak la Currie Cup, i Canterbury Crusaders la NPC e tutti i campionati europei sono partiti …rimpolpati da un po’ di ruggers provenienti dall’emisfero sud. Vabbè questo bignamino post estivo mi è diventato via via quasi autunnale nei toni …. ma ormai siamo in inverno e quello che è stato, è stato.
E adesso? Dunque … Vediamo … Beh, per fortuna che non sono il mio lavoro. Il sistema finanziario internazionale è un po’ come quei castelli di carte che facevo da piccolo sul tavolo della cucina. Avevo la mania di mettere alla base sempre le coppe … non ho mai capito perché. Cioè le coppe di solito si tengono in alto. Penso che sia una di quelle flippe tipo camminare esattamente sulle strisce bianche pedonali quando si attraversa la strada ed evitare le fughe delle lastre di marmo quando si passeggia sul Liston.
Magari ora sarebbe meglio che scrivessi qualcosa che possa avere senso: detto così chissà se mai lo avrà.
Mi viene da pensare che quando un pittore vuole dipingere un quadro e si trova davanti la tela bianca, senta il bisogno fisico di toccare la superficie dove i suoi colori daranno forma alle sue idee, abbia la necessità di tastare i confini che prima o dopo saranno schiacciati da una cornice.
Allo stesso modo mi trovo a credere che ogni tanto si senta il desiderio di mettersi da un lato della strada ed osservare. Nessuna indagine. Solo assistere nel senso di valutare. Un po’ come quando il contorno del cadavere è già tracciato e tutto attorno si srotola il nastro giallo PoliceLineDoNotCross che delimita la scena del crimine. Così, prima di tutto, si sente la necessità di recintare l'incertezza con una linea di confine plausibile che consenta una visione d’insieme. Un pò come dire: non ho esplorato nulla, non ho capito ancora una mazza ma questo è il quadrato di mondo che devo piantonare.
Poi, eventualmente, si può decidere di scendere nei particolari. E cercare tutti gli indizi.
Ecco non è il mio caso per il momento.
Non è come procedere a tentoni.
Sebbene io tema che sia stato troppo spesso il mio modus operandi.
Per il momento.

mercoledì 29 ottobre 2008

40

Non è che abbia molto da aggiungere. :)
Però grazie a tutti di esistere.
"How long to sing this song ..."

martedì 7 ottobre 2008

Stabile con 23,5 gradi di inclinazione

E' un pò come passeggiare senza meta tra le vie di Murano guardando il vetro delle vetrine di vetro.
C'è sempre questa persona che non riflette ma si riflette.
Per un pò è anche divertente giocare ad "Indovina Chi"?
"La domanda è: chi sei tu?" - disse puntando l'indice il vecchio babbuino saggio annodato ad un bastone bitorzoluto al giovane leone orfano e dubbioso.
Ma, alla lunga, tutto diventa leggermente pesante.
Un pò come quei giochini a quiz:
stancano quando non si riesce mai ad indovinare....
E, senza opzioni di risposta, nemmeno puoi tentare la sorte.
Allora si sta ad osservare tutto ciò che sta sopra
e sotto
e di lato
mentre il mondo gira piegato da una parte
e la vita scorre.
Viaggia con me
Ma non so di chi sia
e forse è ok
esattamente
così.

Guardo ancora un pò che succede in giro....
Mi permetto di godere di tutte e 4 le stagioni.
E, come sempre distratto, cercherò di raccontarle al mio meglio.
Ma arrivo presto. Come l'inverno.

mercoledì 6 agosto 2008

Some people

Some people kill for less
Some people find it hard to get dressed
Some people well
Ask how old I am
Some people live in a life
Some people need more than a slice but when it fades
when the glitter's gone
You know it
You owe it to yourself
You won't let it make you and it's already crazy (R)
Old and lonely when the shade is down
The brighter lights just smells their empty heads
Some people don't get much
Some people feel here and touch what your spirit wants
Is talking to you now
Some people just gotta say
Some people just wanna play they get a kick
When it's all messed up
(R)
And what you thought you lost was just mislaid
All the poems written in your skin
(R)
Goldfrapp
Stavo solo pensando, trafficando tra file .xls e presentazioni .ppt, che spesso le cose più difficili da dire sono in realtà le più facili da capire.
Magari non è un concetto su cui costruire il proprio futuro e per il quale valga la pena di uccidere. Ma assimilarlo un pò non è male.
Forse vedo troppi numeri.
Alcune persone hanno la testa vuota (forse anche la mia) come questa lattina accartocciata di Chinò.
Alle volte ciò che sembra affollato, caotico e vivace, in realtà, è un deserto. Con i pro e i contro del deserto.
Non vedere all'orizzonte qualcuno con cui prendersela, tanto per dire, è una seccatura.
E non c'è capo.
E non c'è coda.
In tutto questo.
Dire ad una persona "non mi piaci" non è sempre facile, anzi:
eppure il concetto è chiaro, limpido e comprensibile at once.
Quando si è innamorati, è quasi impossibile riuscire a dire quelle 2 paroline:
E quando questo avviene, non è chi ci sia molto da spiegare.
Alcune persone, soprattutto quelle che non hanno molto spazio da riempire all'interno della calotta cranica, si sforzano di non afferrare un concetto diretto esposto con semplicità. Non perchè non possano: si prendono il tempo di metabolizzare il tutto in maniera ordinata. Chiedono spiegazioni senza averne realmente bisogno: hanno la necessità di occupare il silenzio mentre elaborano bridging thoughts dentro in sè.
Ma niente può far capire ciò che non si vuole capire.
Perciò la risposta che mi sento di dare , anche all'affermazione più difficile da digerire, è ... OK. Immediato, diretto. Ci sarà tempo dopo per pontificare. O per massacrare. Se avrà senso.
"Mi fai cagare". Ok! (anche se questa affermazione è assolutamente digerita)
Dev'essere il caldo.

lunedì 4 agosto 2008

Once were warriors

Oroscopo dell’Internazionale:
“Non infilarti nella prima pizzeria che capita per ingurgitare un disco di pasta coperto di formaggio e salsa di pomodoro. Piuttosto, fa’ in modo che una persona interessante a cui piaci molto ti porti a casa una pizza preparata con amore da un grande chef. In generale, Scorpione, non accettare la mediocrità in nessun aspetto della tua vita. È la Stagione delle somme esperienze: hai il sacro dovere di dare il massimo, di entrare in comunione con i migliori e di chiedere sempre di più”

E’ esattamente quello che ho fatto. Mi riferisco alla pizza di ieri sera (come sopra + salamino piccante + cipolle + gorgonzola). Ho tentato, chiudendo delicatamente il braccio sulla signorina dell’ordinazioni, di aggiungere al centro anche un bell’uovo all’occhio di bue con ghiera di pomodoro verde a fette in uscita, ma sono stato stoppato … Avevo fame (che novità!) ed eravamo fuori (fisicamente intendo). Se aspettassi la pizza amorevolmente preparata dal grande chef mi sa che starei fresco. Ma poi, esattamente, che cosa significa “fai in modo che una persona interessante a cui piaci molto” faccia qualcosa di carino per te? A meno che la storia della pizza non sia una metafora … mah!.
Per quello che dice dopo, in generale, ho idea che la mediocrità faccia parte della vita: non accettarla significa vivere fuori dal mondo. Sembra una di quelle belle frasi uscite da una autobiografia di qualcuno che ha sfondato. Si insomma un frase insulsa come può essere solo un croissant vuoto quando lo prendi per ripieno. L’addenti, pronto per l’esplosione chantillosa nelle pareti interne della bocca ed invece le papille gustative rimangono lì, con il cerino in mano, limitandosi ad assaporare per niente eccitate la solitaria pasta sfoglia … Una cosa trista, un po’ deludente e che quasi mette di malumore …
Per tutto il resto - sacro dovere di dare il max compreso - che sia.
Bene … pagato il tributo alle stelle.
Mi è venuto in mente di leggerlo – l’oroscopo - perché ieri notte si stava bene fuori, stesi sugli sdrai del terrazzino, digerendo per me, dirigendo la conversazione per lei, e così insomma … tira-butta-molla e tampella ... non è che ci sia molto da guardare al buio.
Non ho voglia di scrivere niente di importante a meno che non siate agricoltori navigati come il sottoscritto.
Scrissi qualche giorno fa: “Woodcock riprenditi”.
Non vorrei dire, stelle o no, si è ripreso alla grande.
Naturalmente ci eravamo sentiti per telefono prima, perché sapevo che aveva un problema con il cardano del suo John Deere. Ci è proprio affezionato a quel trattore per quanto sia obsoleto e benché disponga di un New Holland fiammante (regalato) e di un Deutz verde brillante di dimensioni e prestazioni incredibili. Purtroppo la mia expertise “agro-trattoristica” è limitata ai Massey Ferguson rossi e un po’, ma poco, ai Fendt. Avevo una predisposizione naturale per gli OM con avviamento a manovella anteriore ma ahimè … non esistono più.
Alla fine, quindi, non è che gli sia stato proprio d’aiuto.
Così, visto che eravamo al telefono ... Sulle differenze nella coltivazione delle actinidie nei 2 emisferi avevamo già detto abbastanza da annoiarci vicendevolmente ... L’argomento donne lo affrontiamo solo se sufficientemente carburati .. Non ci è rimasto altro che il rugby come argomento di conversazione. Lui non è che ne sappia molto :D: sì, d’accordo, gioca nella squadra più forte del mondo, ha in prestito quella maglia nera che ogni rugger del mondo vorrebbe indossare una volta nella vita e naturalmente è bravo a giocare.
Però veramente non va più in là di quello che fa vedere (scherzo ... è il mio preferito insieme a Castro e a Totò).
Viene da un periodo non brillante: gli rompono le palle perché è ingrassato.
Io l’ho rassicurato: “Ma va, mica sei ridotto come Weepu, non è vero, anzi mi sembri asciutto come non mai, quasi troppo”.
Lui mi ha replicato, sorseggiando una lager non molto fresca da quello che ho potuto intuire, che è solo apparenza: il nero, dice, un po’ lo snellisce.

E’ risaputo che dal punto di vista psicologico i tutti neri non è che brillino. Allora, già pensando di aprire un avvincente thread dal titolo: “Uuh! Uuh! Quanti Wood-qualcosa nel mondo del rugby: parlate del vs preferito” decido di indagare sulla settimana di fuoco degli AB e di tutti i neozelandesi in generale. In particolare chiedo: “Ueh Tony (pronunciato come fosse Thoeni, lo sciatore), non è che sei diventato come il boss dei Soprano? Keep tranqui!!!”.
Lui – dissimulando un certo incontrollato nervosismo - mi dice che il clan degli allenatori ha escogitato una nuova tecnica di concentrazione per agguantare il risultato con i Wallabies. Innanzitutto, già all'indomani della sconfitta nella Kangarooland, si era deciso per il ritorno di eseguire la kapa-o-pango anziché la haka ka mate. Lui non ha ancora imparato l’haka tradizionale e continua a sbagliarla comunque. Così, agitato com’è per le mosse da eseguire correttamente, si metterà dietro qualcuno sperando che non l’inquadrino. Mi ha ri-edotto, per l’ennesima volta, questa cosa della carica guerriera primordiale sprigionata dalla danza pre-match … però non l’ho seguito molto perché per intuire la sua terminologia dialettale continuavo a sfogliare un vocabolario tascabile della DeAgostini. In sostanza lui, quella roba lì del taglio della gola, la concepisce solo per i suini e la relativa macellazione al fine di fare merenda con i salami, le pancette ecc. Però è da fare e allora la farà: starà attento all’unghia del suo pollice ... per non finire lui nei salami!
(pomodori verdi, ieri li volevo a fette sulla pizza, ora mi vengono in mente fritti ... ma non so perchè)
Cmq la nuova straordinaria tecnica di rilassamento per affrontare i demoni della terza sconfitta consecutiva (inaccettabile) è del tipo “canta che ti passa”. Ai forwards, soprattutto, hanno assegnato come compito per casa, di trovare qualche motivetto da fischiettare durante la partita tra di loro che mantenga alto il morale delle truppe. Un escamotage per dare tranquillità, svelenire l’atmosfera nei momenti down e far sorridere i compagni di squadra. Il coach ha ritenuto che, renderli un po’ clown, farà evaporare l’agitazione da momento difficile, da risultato avverso, da ansia di prestazione ecc.
Per dargli alcune dritte avevo pensato di chiedere un aiuto ai miei amichetti rug-bit. Ecco i suggerimenti ricevuti via telepatica per Tony:
Aliena: neanche a parlarne “Dressed in Black” DM, “Setting Forth” E. Vedder, “Black”+“Push me Pull Me”+“Breakerfall” PJ :X ;
Billie: “Waiting for the great leap forwards” B.Bragg, “Down all the days” The Pogues ;D ;
Brò: “Black Boys on Mopeds” S. O’Connor, “The Long Black Veil” The Chieftains & M.Jagger :-) ;
Cane: “I fall down”+“Wake up dead man”+“Dirty Day”+“Walk On” U2 & “Wake up”(live) - Arcade Fire ;-) ;
DjLara: Non so dove abbia la testa quella ragazza? :D Ha predisposto una lista lunga 18 fogli A4. Inconsultabile;
Ghemon: L'ho richiamato in una conversazione a 3 quando, finita la partita, eravamo tutti carburati;
Paco: Non era in casa :( ma è arrivato un piccione con un biglietto sulla zampetta ... "Why not smile" R.E.M.;
PB: Fuori per pranzo tutto il giorno... Forse avrebbe scelto "Hoppipòlla" Sigur Ròs (vuol dire spaciugare nel fango in icelandic) O.O ;
Piskyzzz: Fuori. Cioè fuori tutto al giorno alla ricerca di un impianto dolby surround pro logic home theater con TV al plasma 52 pollici da parete. Cmq almeno un sms l’ha mandato con il suo suggerimento “Oh Yeah!” Moby :D ;
Pulici: "Across the lines" T.Chapman;
Robbb: era ancora febbricitante così ha scambiato Tony per Tony Manero (anche quello con la “febbre”). Così gli ha consigliato la versione schizo-mix di “Stayin’ Alive” Bee Gees con anche i passi di danza da eseguire. Woodcock di imparare danze ne ha le tasche piene e ha preferito passare il tempo a toccarsi e non un bene per una prima linea motivata.

La partita è finita come doveva finire.
Guardando con attenzione, appare chiaro che la canzoncina che fischiettava ballonzolando proficuamente nel campo (finchè ne aveva) era “Thorn in my side” degli Eurythmics. Dico stiamo parlando di 2 mete.

La cosa curiosa è che chi ha veramente portato il buon umore ma anche un po’ di fear per il dopo partita è stato l’altro pilone, un ragazzo di provincia, che cantava tra sè, anche nel chiuso della mischia, “You and me together, fighting for our looooveeee ... You and me together, fightin' for our loooooove"
Ecco, così ..."Let me entertain you" ... said Williams. Ali not Robbie.

martedì 29 luglio 2008

Post (a forma di zoccolo di gnu)

L’idea di farlo c’era. Ma in maniera diversa rispetto a quello di lunedì scorso.
Tutto quanto decisamente più pianificato. Anche perché la diligenza, questa volta, era condotta dalle mani capaci di una con le unghie curate {anche le mie mani sono capaci - d'altro - ma in quanto ad unghie … :( }
Alcune volte capita, anche nelle migliori famiglie, dopo aver pasteggiato nei peggiori bar di Veronas, di prendere delle decisioni non “avventate”. E allora che Bjork sia.

Se c’è una cosa che conosco di questa cantante è … che adora i colori accesi. Così decido di andare controcorrente ed esco così. Ultimamente le cose per loro non vanno proprio bene. Hanno perso in casa contro i Boks (non capitava da un decennio, credo), hanno perso nuovamente sabato contro i Wallabies (e questa sconfitta è stata molto, molto dura da accettare sia come risultato che per chi siede in panchina dall’altra parte del mare di Tasmania …). Si insomma il coach degli AB è stato messo in croce da chi allenava i Crociati e che, a fine RWC 08, era in predicato di sostituirlo (ma queste espressioni arcaiche sono ancora utilizzate o sono sparite dai sussidiari moderni? Ma poi, i sussidiari, esistono ancora?). Voglio dire la sconfitta .. ci può stare. Però a me gli AB un pò perdenti mi stanno anche più simpatici. Eheheh qui esce tutto il RafIba che è in me. Spero che Woodcock si riprenda (éè & :P). Il genio di Minneapolis scrisse una canzone dal titolo “The Cross” che iniziava così: “ Black day. Stormy night. No hope. No love in sight. Don’t cry. He is coming. Don’t die before knowing… the cross”. Per il testo vado a memoria … tanto chi minkia la conosce ‘sta canzone.
Torno all’islandese. I suoi concerti sono veramente un’esplosione di colori, di toni accesi, di violente detonazioni policromatiche, c'è forza e calore, un po’ come i geyser dell’isola da cui proviene. Lei è un tipino non indifferente. Uno scricciolo di donna dai capelli pazzi (molto lunghi direi) con quegli occhi semi eschimesi (che sembrano avere solo mezza palpebra come se non potessero mai chiudersi completamente) di una nuance cioccolato al latte con dei raggi di miele d'acacia. Piace o non piace. E’ pur vero che si dice così di tutti … ma è proprio così lei. O si ama o non si sopporta.
Dio o qualcuno in sua vece, ha donato a questa donna uno strumento vocale non indifferente. E’ un marchio di fabbrica. E’ così particolare che è più di una voce, è un logo. Inimitabile per quanto ne so. Accendi la radio e … tapang! la riconosci al volo … questa è Bjork! Anche se la canzone ti è totalmente ignota.
Premesso che avevo visto l’ultima mezz'ora del concerto del 2003 dopo essere entrato in Arena grazie al mio ex vicino di casa pompiere in servizio quella sera ed essere rimasto follemente entusiasta dell’esibizione … questa volta non abbiamo esitato (per non rischiare il solito sold out taglia gambe) e i biglietti li abbiamo acquistati in anticipo. Poi in effetti non era proprio sold-out. Lei ha cantato divinamente. E’ proprio fantastica. Tante belle canzoni in scaletta (xò non quella che me l’ha fatta conoscere nel '93 cioè Human Behaviour): Army of me (divina … laser a manetta sparati fino al terzo anello, luci a rotazione, teste in fiamme, capogiro onirico), Hyper-ballad (in assoluto la mia preferita, ciò che per me la identifica come artista, come Pitagora e il suo teorema fatto di cateti e ipotenuse ... o era Ferrandini..mah!), Joga (da cappottamento, come avere il cervello nei piedi che a pensarci bene ... :), All is full of love, Pluto (no, niente Bachelorette :( ), Hunter, Pagan Poetry, quasi nulla di Selmasongs ad eccezione di Ouverture (ma dico! I’ve seen it all! Why not???? ..anche se l'orchestra di ottoni islandese è una figata alla Sigur-Ros), Desired Costellation e poi quelle dell’ultimo, Earth Intruders, Wanderlast, non quella con Anthony & the Johnsons e finale al fulmicotone con Declare Independence, oserei dire circense con coriandoli colorati sparati in aria come farfalle di scogliera, lanciabandiere con dei vestiti che sembravano disegnati da un malato di nervi con il mouse e windows paint, luci emesse alla selvaggia in un caleidoscopio di musica, riflessi policroni e veli lucidi semi-trasparenti come le ali delle mosche del Mozambico e danzanti nel vento….

Ora, ripeto, tutto bellissimo e coivolgente. Per quanto lei rimanga un po’ freddina (con quei buonazera memorizzati 3 secondi prima di uscire sul palco) il suo modo di esprimersi musicalmente e vocalmente non lo è per niente. Cosa c’è allora che non va? Ecco...C’è che quella nana stronza accidiosa che non è altro, che se la becco per strada la metto a bagnomaria sul primo geyser attivo che trovo, ha tenuto un concerto di un ora e 15 ..cioè dalle 9.04 alle 10.20. Ora capisco che la voce sia da preservare ma c’è gente che ha speso 70 €uro per vederla (io poco più della metà). Non voglio fare ingenerosi paragoni con la tariffa oraria della Jennifer sulla SS-Eleven VR–Peschiera del Garda .... ma… dico ... almeno 1.45, non dico due ore... Sinceramente questa cosa mi ha oltremodo irritato e anche un pò irrigidito nel valutare la sua prestazione che in realtà ..è stata proprio sublime. Questa frase me la tengo per domani pomeriggio quando mi ritrovo per il tè delle cinque con le colleghe dei Crediti. L'ultima volta che ho assistito ad un concerto così corto (in un single happening) è stato ... credo nell'88 ed era di Terence Trent D'Arby che all'epoca aveva pubblicato un solo disco e quindi un pò me l'aspettavo.

Nota: il pubblico di Bjork ... Che meravigliosa fauna che c'era ... sembrava di stare fuori dal Nanni, l'Istituto d'arte che a miei tempi sfornava le tipe più avanti ed ecclettiche ... si insomma mi sono spiegato ... Ragazze stratosferiche agghindate con sciarpe viola preacher e scarpe verdi Eire, magliette rosso sangue di piccione e capellini multifronzoli da Minnie (non la Minoprio, quella della Disney) ... giravano con girasoli infilati nei capelli, calze a righe giallo spartitraffico e nere (yepa) e frufru di tulle (grazie per avermi detto cos'era) legate attorno alla vita e lasciate cadere come strascichi di sposa. Stavolta niente tettona vicina (scusate il francesismo)... Avevo la copia sputata di Rosso, quello della Diesel e una specie di giovane Kubrick. Un pubblico veramente pazzesco.
Fuori dall'Arena ci siamo trovati per un paio di birre con alcuni guys del rugby. Erano fuori da una mezz'ora e hanno sentito il concerto in maniera impeccabile. In effetti quella voce è cosi cristallina e sonda una così vasta gamma di toni che credo possa viaggiare lontano senza essere troppo inquinata dai rumori. C'è da dire che i dischi di Bjork, ma un pò tutte le sue canzoni, sono spesso animate da uno spirito innovativo (ai limiti talvolta del rumorismo e del vocalizzo esasperato) che non sempre capisco al volo (quando mai! mi dice lei) ma che s'insinua nella testa e rimane stravaccato e latente finchè non diventa per inerzia meno forestiero e sempre più consuetudinario. Come quando si noleggia un auto che non conosci: non è che stai lì a capire tutti i comandi subito. Intanto parti per il viaggio (magari non sai nemmeno che per la retromarcia devi alzare la levetta con l'indice e il medio) poi quando serve, se serve, capirai come azionare i tergicristalli (o accendere il rilevatore automatico della pioggia che tanto poi non fa mai quello che vuoi) o stai a pigiare bottoni alla ricerca dell'aria e a tirare levette a destra a manca per i fari. Perchè Post? Beh un motivo è lapalissiano. Un secondo è spiegato dal fatto che il primo CD (anzi MC) che ho comprato di Bjork è stato proprio Post del '95 anche se avevo già una registrazione di Debut del '93. Il terzo è che con questo concerto dico anagrammaticamente "stoP" ai lunedì in Arena con i concerti da ggiovani. Next time here sarà per una nuova puntata della mia ignorantissima stagione lirica. Sì in effetti non fregava a nessuno di questa cosa.

martedì 22 luglio 2008

MotM

L’idea di farlo c’era.
Alcune volte capita anche nelle migliori famiglie di prendere delle decisioni “avventate”. E allora facciamolo. Siamo già in camera tutte e due.
Mi svesto in tutta fretta del mio completino grigio tortora self made bank e della cravatta con quelle strisce multicolor da blocco-digestione … e parto così <---. Rugbisticamente parlando da vincente. Anche da piccolo superavo certe prove solo a calci. Non tra i pali ma è abbastanza insignificante la differenza.
Lei fa lo stesso ma più lentamente. Non era proprio in programma. E come tutte le cose non pianificate, è stato meglio così. In un battibaleno, anzi in un battito di ciglia - in fondo è qualcosa che si avvicina ad un movimento rapido dell’occhio - siamo già davanti all’Arena. Stanno già suonando … sono appena partiti. Mi sa che la minaccia di pioggia li ha spaventati a little. Il tempo di una telefonata per farmi odiare e alziamo il pesante drappo rosso del sipario dell'arcovolo principale. Ehi! Bella sempre. La vedo spesso. Ma da dentro fa sempre quell’effetto. Sì Ghe, quasi come quella! (non è vero :P).
Loro 3 sono già lì, schierati. Invecchiati direi ma sono loro.
Tutto va bene in questo mondo che sta finendo per come lo conosciamo. E’ incredibile. Ma ... per il resto della mia vita penserò sempre ad una certa combriccola ascoltando questa canzone? Cmq qui tutti sanno solo il ritornello e quel nome sconosciuto. Tutti. Se ci fosse lo scozzese farebbe un figurone. Non quello della maglietta. Quello di Como.
Le songs che contano ci sono. No, ma che dico, non ci sono tutte. Sarà che qua tutto conta (:D DM inside).
Quella bella di Automatic (lo sono tutte in quel disco) . Quella famosa di Out of Time che canta la tristezza del perdere la religione. Uno magari non è nemmeno triste di perderla perché neanche ce l’ha ma vorrebbe averla per poter essere triste di perderla. Alla fine basta sostituire la parola religion con qualsiasi cosa che amiamo (e.a. Fxxx) e tutti possono dare un senso alla canzone. Insomma togli il sesso e ti rimane il senso. Sentita 12 milioni di volte eppure … qui … tutti la cantano e a me viene da pensare che con il pelo del mio avambraccio potrei grattare il grana sulle lasagne se dannazione ne avessi un piatto qui davanti.
C’è quella nuova che accelera e anche quella stranaturalmente seriosissima. Insomma sono andati di molto, grandemente oltre, tentando di imitare la vita.
Un po’ mi manca quella idiotissima delle gente felice e splendente. Credo dipenda dal fatto che mi fa proprio sentire felice e splendente … ma stasera non c’è neppure questa gran necessità. A pensarci ne mancano un casino. Ueh! Michael datti da fare! Però anche loro … a stipearle tutte in 2 ore … non possono proprio.
Alla fine uno si chiede se il temporale resterà sospeso come i sogni che si fanno quando siamo in fase REM.
Tutti nell'anfiteatro guardano il cielo e osservano il baluginare dei lampi. O forse nessuno sta veramente guardando la notte e quei scuri nuvoloni carichi di H2O. Beh sì con la mano tastiamo lo zainetto alla ricerca della K-way - l'abbiamo vero? Ma in realtà, tutti, proprio tutti la stanno osservando.
Placida.
Piena.
Rotonda.
Luminosa ma con quel velo scuro che la fa ancora più misteriosa.
E dentro di me, mentre ascolto questa canzone, penso che vorrei essere veramente, almeno per un momento,
un M.o.t.M.

Hey Andy did you hear about this one? Tell me, are you locked in the punch?
Hey Andy are you goofing on Elvis, hey baby, are we losing touch?
If you believed they put a Man on the Moon, man on the moon.
If you believe there’s nothing up my sleeve, then nothing is cool
REM - "Man on the Moon" (scritta pensando al comico, al personaggio Andy Kaufmann - non a me)

So che c'è un modo più terra terra per essere un uomo sulla luna.
Rugbisticamente parlando. Ma non tutti possono essere Armstrong (o quello sfigato di Aldrin).

giovedì 17 luglio 2008

Me? Amico

Viene da chiedersi il “perché?”. Tutto qui. Forse è una curiosità che si descrive meglio con un “come mai?”. Che poi il “come mai?” è un “perchè?” rivestito con una mise estiva, leggiadra, tinta pastello con un pizzico di vivace svolazzamento.
Con un “come mai?” aggrotti lo sguardo a mezzaluna. Gli occhi diventano dolci. Il viso esprime qualcosa di molto vicino ad un simpatico stupore.
Con un “perché?” le sopracciglia si stringono al centro appena sopra il naso. Si accipigliano proprio. Gli occhi diventano indagatori, a volte anche impauriti o ansiosi. Si forma quella specie di ruga verticale (:P) che non ha nulla dell’attonito meravigliarsi di cui sopra ma dà più l’idea della necessità, del voler sapere veramente.

Ora, non è nulla d’importante.
In sé.
Dà più da pensare il fatto che io ci stia cesellando una cornice attorno per inquadrare la cosa.
Però se un “come mai?” serpeggia allo stato brado nella tundra del cervello, è meglio individuarlo "anticipatamente" ed isolarlo, prima che diventi un noioso “perché?”.
Che poi i “perché?” non sono noiosi.
In sé.
Soprattutto quando hanno una risposta.
E’ che ... con un “come mai?” non ti aspetti una risposta secca ma al massimo una descrizione, anche superficiale.

Come quando la prof. mi chiese come mai Renzo fosse a Gorgonzola … sapevo che la faccenda puzzava di tranello da prof. al ventottesimo giorno ma io arzigogolai dell’attraversamento dell’Adda palindromo, dell’Innominato e della Lucia Monella. Per la cronaca presi appena sufficiente.
Il “come mai?” perciò è più libero di vagare e non dà mai da pensare sul serio.
Vabbè piccola divagazione intanto che qualcuna :D prende il treno con un bastone di legno sulla spalla con annodato in punta un fazzoletto da picnic con tutte le sue cose.
.
.
.
Ah, giusto il come mai …
Dunque anni fa (ma tanti da non ricordare se avevo già terminato la guerra intestina in famiglia contro i sandaletti di plastica colorati – quelli che se entrava un sassolino, ti ritrovavi la pelle massacrata per giorni – e appena tolti rimaneva lo stampo a quadrati intrecciati per un’ora) … dicevo, vidi un film o forse era una fiction per la TV che si intitolava “The Day After”. Era un qualcosa legato ad un futuribile scenario post atomico. Beh, in varie scene appare una Volvo SW.

Il mio “come mai?” non nacque ovviamente allora ma si è reso evidente in seguito per accumulo a strati.
E’ contemporaneo alla mia quota personale di debito pubblico ma meno fastidioso.
Quindi? Ecco, credo che quel modello di Volvo (declinato in tutte le versioni possibili, sbav! per la Polar con paraurti ad autoscontro) sia presente in almeno altre mille cose che ho visto in seguito (penso anche a cose molto recenti nonostante sia fuori produzione da molto…). La goccia che ha fatto traboccare il vaso del “come mai?”, è caduta ieri da All Music quando ho ahimè visto un paio di video di Titti Iron.
E’ un “come mai?” leggero tanto per non far pensare ad altri “perchè?” ben più pesanti.
Magari mi faccio un ghiacciolo all'anice e mi passa.


lunedì 14 luglio 2008

martedì 8 luglio 2008

Il cielo sopra il Tardini

C’e chi pensa che vivere senza rischiare sia un modo per crescere bene ed invecchiare serenamente. E io non mi sognerei nemmeno di immaginare di contraddire una così radicata percezione della vita.
Comunalmente (nel senso di: comunemente all’interno del comune-comunità in cui vivo) mi capita di osservare alcuni vecchi (anziani non mi piace anche se suona più dolce) che girano o che si trascinano con i loro bastoni da passeggio. Alcuni curvi sotto il peso della loro esperienza, altri con le loro scarpe rinforzate e apparentemente vestiti allo stesso modo (ma la camicia sempre bianca ... mica lavorano ancora nei campi). Non posso fare a meno di pensare che il tempo per loro sia solo una condizione atmosferica. Sono anni che li vedo uguali. Spesso hanno giornate piene di vigore e lo capisci dal tono della voce baritonale che usano anche se sei a 40 cm dalla loro bocca e puoi avvertire il sentore dell’ultima ombra. Non sono sempre esattamente gli stessi degli anni prima … C’è un ricambio generazionale lì (non come per i posti di lavoro), però è come se si clonassero. Mi capita seldom di parlare con loro, soprattutto fuori dal bar. Hanno questa bella cosa di voler trasmettere il loro vissuto e alcuni lo fanno molto bene. Quest’ultimi, di solito, sono quelli che provano interesse anche per la tua opinione mentre altri, per la verità, tracimano. Uno dei discorsi ricorrenti e che sento più spesso, verte sul fatto che loro, gli experienced boys, hanno vissuto senza rompere i browns a nessuno, tranquilli, onesti, cercando di non disturbare troppo e di non essere di peso. Non hanno mai cercato rogne ed è per questo che, a 80 anni e più, sono sereni. Talvolta capita di accompagnarli a casa perché hanno esagerato con il bianco e magari ti confessano che hanno avuto qualche avventura extra coniugale (forse meno romanzate da come le descrivono di solito ma tant'è...). Sostanzialmente si dichiarano tutti pacifici personaggi di contorno nel grande affresco della vita. A me questa cosa fa sorridere un po’ … perché poi scopri che … hanno fatto la guerra, quella vera, che sono stati prigionieri, torturati e anche feriti … altri hanno vissuto anni in Germania, Stati Uniti ed Argentina sopportando la condizione dell’essere l’ultimo scalino della catena sociale. Tuttavia, continuano ad asserire che la loro vita è stata tranquilla. Il concetto di rischio è quindi relativo. Con buona pace delle assicurazioni. Me ne ricordo sempre quando mi viene l'istinto di lamentarmi.
Non so perché mi è venuta in mente questa cosa o forse lo so. Chi crede di intravedere qualcosa di utile in tutto questo per se stesso o per chi gli sta vicino, bene. Altrimenti passi avanti. Con buona pace del blog am. Questa cosa la potete anche dimenticare.
Dovrei non dire nulla. Che non è come dire: non dovrei dire nulla. Sarebbe facile ma è sbagliato non dire nulla.
Non è quel tipo di “silenzio” che mi dà soddisfazione. Quello che si può provare camminando per la più affollata via della città con l’mp3 acceso su una orchestrazione dei Sigur Ròs (o su una specie di Anita Baker/Nina Simone che canta una versione jazz di “Master & Servant” dei DM che ecciterebbe anche il più rintronato dei sopra citati oldies) . Le persone ti sfiorano, incrociano il tuo sguardo ispirato non da quello che vedi ma da quello che senti. Alla fine o il più delle volte, si trova serenità posando lo sguardo verso il cielo … Sono solo 10 minuti di astrazione: poi togli le cuffie e riprendi a relazionarti in modo consueto. Ok si può discutere sul silenzio con gli auricolari ma intendevo silenzio come stato dell’anima non come totale assenza di rumore. Fenomeno che tra l’altro credo nemmeno esista. Cioè esiste di certo ma non ricordo di averlo vissuto personalmente. O forse sì, quasi, nel bel mezzo della foresta umbra nel Gargano.
Alle volte si vivono delle esperienze che sono un po’ complicate / complesse / arzigogolate / indipanabili che raccontarle sembra impossibile. Forse dipende dal fatto che non si possono tradurre nel mero racconto di un evento oggettivo. E' che, semplicemente, quando sono coinvolti sentimenti e sensazioni che stanno alla radice delle emozioni, anche il più semplice pensiero diventa lo schema grafico del DNA. Basta pensare alla prima volta. Magari ci si dimentica della forcina per capelli a forma di farfalla della malcapitata ... Forcina che si è poi amabilmente infilata nel vostro occhio destro mentre cercavate di capire se era vera quella cosa del mordicchiare i lobi dell’orecchie delle donne … ma di certo vi ricordate l’estasi del momento. … Ok, avete finito di pensarci?..Tornati sulla Terra? Ok vado avanti.
Non c’è un inizio, una fine e uno svolgimento che dia veramente l’idea di quello che si è provato quando ci sono di mezzo i sentimenti. Che sia amicizia, amore o empatia. Eppure tutto è raccontabile. C’è chi lo fa scrivendo, chi disegnando, chi cucinando, chi parlando ad un registratore, chi componendo musica, chi tatuandosi un ideogramma, e chissà quanti altri modi (ad esempio la favola di Cappuccetto Rosso raccontata al rutto è molto più spaventosa che leggerla).
Questa lunga premessa per dire che, senza voler dare alcun connotato epico o straordinario alla cosa, un branco di persone ha salutato la partenza di una del gruppo verso sud. Non è uscita come Frusciante (che poi è pure ritornato :D ): si è solo spostata un po’ in là. Adesso se Yoko Ono comincia a frequentarla … abbattetela, grazie. Una migrazione al contrario per le persone (pensando agli anni 60 e alla Fiat) ma assolutamente in linea con la natura per le papere lungagnone del Salento, per quanto ne so del mondo animale.
Credo che per ognuno dei presenti (ma anche quelli che per le più svariate ragioni non potevano esserlo) sia stato un modo per dire:
Ehi Ragazza del Sud, adesso salta su questa nuova altalena. Ti diamo noi una spintarella
(eheheh … Io!Io!Io! disse uno dei presenti)
così prendi velocità in partenza. Dimenati un attimo
(eheheh … Io!Io!Io! profferì un altro, stizzito di essere stato preceduto)
e vedrai che acquisti padronanza del mezzo e viaggerai per aria. Stai attaccata ai cordoni
(eheheh … noi!noi!noi! in coro decisero infine i più timidi e restanti cerchi con la freccia, ingrifati dal cerchio con la croce)
e ogni tanto se sei giù fischietta qualche motivetto tipo
“Ehi You!
Don’t parlare to me
about svilupo and take your oval
Droppa! Between those two long high pals
and loggati in rugbypuntoit
and make it better / better / better / betteeeeeerrrrr
La La La Lalalala Lalalaaaah,
Ehi You!"
Alla fine si trattava di dire arrivederci, non addio, approfittando di un pranzo delizioso a base di tortelli, del meglio della salumeria emiliana, della carne scottata in non so che cosa ( li ero già impegnato ad imitare la Robbby con burka per le strade assolate del porto di Taranto mentre succhia un calippo alla coca senza far pensare ai suoi “conterroni” :D – seduti fuori dai bar con la cicca in bocca - che ci stia provando con loro) e degustando vinelli freschi .
Devo dire che è stato tutto molto friendly e simpatico. La Robbby è stata bravissima in pubblico: forte come una quercia secolare. Ha retto l’emotional day con grande spirito … poi non so se il successivo innalzamento del livello del Po sia stato a causa sua. Credo che si sia divertita, profondamente intendo. Comunque ai falsi addii, falso dolor s’addice. Perché come ho già detto, non è un addio. E non è nemmeno un apostrofo verde di zucchine cotte in umido tra le parole gnocco e fritto. E solo chiedere all’arbitro un "time" per trovare la strada giusta per affrontare quell’avversario immaginario che è la vita. Poi, che si giochi da fondo campo o sottorete, non è importante (Wimbledon rules). Che si basi tutto sulla mischia o sul gioco aperto non è fondamentale. Voglio dire uno può giocare anche dal Kamchatka .. e poi già lo dissi: mica è nel pozzo come la bambina di Ring! L’importante è il possesso e la touche. Diamine! Robbby potrà anche essere una schiappa nei placcaggi (lei è più la tipa che ferma gli avanti offrendo sigarette e mignon di amaro Petrus) ma nella touche è una certezza, è la Chris Jack dei noialtri. Devo continuare o posso fermarmi? Grazie.
Gli splendidi Emy e Ivan giunti da Genova … alcuni notiziari hanno dato per certo che il loro ritorno sia stato lungo e travagliato, soprattutto per il povero Ivan. Pare infatti che la contemporaneità di alcuni fenomeni micro ambientali quali l’assenza di aria condizionata e dell’effetto serra che pare colpire soprattutto le auto blu, il guizzare dei muscoli dell’autista durante le manovre di attraversamento del valico appenninico e il risveglio del mai sopito ormone della bergamasca, abbia scatenato l’anticiclone dell’Azzorre (che è la cosa più sexy al mondo dopo l’arrotolamento della lingua della vocalist principale delle Bangles quando canta “Manic Monday”) . Partiti con una Punto sono arrivati con una Multipla. Ah, naturalmente i rivestimenti sono da cambiare.
Intanto la saggia Lucy sembra andare controcorrente come i salmoni verso la fonte dell’eterna giovinezza. Non sono solo io a pensarlo. Sarà il vento che accarezza l’erba delle colline cariparmiche ma quello che è, è. Intanto è l’unica che fa foto (certo che siamo un bel gruppo di rinco…).
Rama ci guarda negli occhi come se ci stesse arbitrando nella partita che stiamo giocando: arriva quando vuole come le star del cinema e ha quello sguardo un pò così...come dire... Ehi sono fatti miei! Tiene la voce impostata e morbida come gli attori italiani nei film in terza serata su ReteQuattro (quelli tipo "Catene" con Amedeo Nazzari ed Yvonne Sanson) e tiene il baffo alla Errol Flynn. Bella persona.
La tata Aliena che guarda agli astanti di fronte a lei pensando tra sé … Dio mio che archetipi che mi ritrovo dinnanzi! Quale bizzarro destino l’abbia portata di fronte a sì poco sale in zucca e pure diviso in cosi tante persone … E’ giovane e avrà tempo di trovarne un po’ di più, magari in una sola testa, magari iodato.
Il vecchio Ubo che è vecchio come Chanel Nr 5 (cioè eterno) è l’artefice organizzativo: ci guida nella sua città come gli Ebrei in fuga dall’Egitto. Solo che al posto della manna ci piove addosso del caldo gnocco fritto.
Il simpatico Bullett è in partenza per Barcellona: non ho chiesto per timidezza, ma credo che il suo imminente trasferimento nella città spagnola a me tanto cara (sbav!), registrato negli archivi sotto la motivazione lavoro – ma che razza di lavoro è “operatore turistico” se per girare la città dovrà consultare la mappa? - dicevo, sia in realtà una costrizione determinata dal fatto che dopo aver pioppato tutta la zona che va da Formigine a Viadana abbia bisogno di nuove praterie dove sparare le sue cartucce (del resto con un nick così … se le cerca) :D.
Brò.
Brò.
Sinceramente, qui si fa dura. Proprio dura. Cos’è che dicevo che tutto è raccontabile? Mi sa che è una patetica balla. Se mi limito a dire che Brò è Brò so di ripetermi. Ma con gli amici la maggior parte delle cose è una ripetizione. E credo che dalla ripetizione nasca la confidenza.
Ora meglio chiuderla qua.
Dico infine che vale molto di più il non detto del detto …
Ma che lo dico a fare?…
In fondo, ci conosciamo tutti, no?

venerdì 4 luglio 2008

Tracy

Se va come credo, questo post verrà reso disponibile quando Obama (tanto non è più in corsa Mrs “tradita con soffoco”, vero?) sarà già presidente degli USA e McCain, dalla disperazione, diventerà utente di un forum di rugby italiano (verrà bannato subito dopo su insistenza del presidente del circolo degli Estensi, irritato da un nick così provocatorio nei suoi confronti).
Qualche giorno fa, mentre stavo cercando le mie matite colorate Faber-Castell con impugnatura ergonomica a pallini grigi antiscivolo - ideali per sottolineare i punti salienti delle circolari aziendali e rendere più vivace un' improbabile seconda lettura, mi sono imbattuto in una dozzina di vecchie e consunte musicassette dimenticate in una scatola cartonata blu cobalto sull’ultimo ripiano della libreria dietro la fila de “I miti” Mondadori. Credo sia rimasta lì immobile da quando sono sposato: dormiva di lato in quell’angolo nascosto in alto dove arriva giusto l’aspirapolvere con l’allungo a curvatura (e non ci arriva nemmeno benissimo a dirla tutta). Tra questi reperti (alcuni così antichi che mi vergogno solo a ricordarli …) ho ritrovato una mia vecchia amica che tanta compagnia mi fece negli anni della ribellione post scoperta “Ehi, tu laggiù lo sai che mi stai simpatico ma mi fai fare delle cose senza senso?”. No. Non è l’ansimata registrazione di una prestazione professionistica di una delle ragazze della statale 11 Verona - Peschiera del Garda ma la cara Tracy Chapman e la sua “Talkin’ bout the Revolution”. Non voglio parlare del disco, che è un concentrato di emozioni allo stato puro, ma di almeno un paio di canzoni devo. Una, “For My Lover”, alla quale sono legato per un “ricordo” epico … lo dico … non lo dico … lo dico. Niente di squisitamente romantico al di là del titolo, anzi, è proprio da faccina con lingua fuori di lato. Ero con la solita compagnia di matti (si è un pò sfoltita onestamente) che mi era venuta a trovare ad Alessandria: era inizio estate, faceva un caldo fotonico, eravamo allegri e ubriachi ma anche molto carichi … vabbè … insomma per non so quale penitenza e/o scommessa ci siamo ritrovati saltando giù dai letti in P.zza Divina Provvidenza (fuori dall’appartamento / comune in cui vivevo) vestiti di sola … insomma avvolti come mummie nella carta igienica a cantare “Everyday I'm psychoanalyzed, 4 my lover 4 my lover, they dope me up and I tell them lies 4 my lover 4 my lover”. Qualche settimana più tardi sarei ritornato a Verona.
La seconda invece, mi è arrivata addosso come una telefonata di qualcuno che non sai più chi sia, dove ora pascoli la sua esistenza con il suo gregge di emozioni e cosa faccia per non morire. Un qualcuno però che ti parla come se tutta la tua vita, nel frattempo, fosse stata filmata dalle telecamere invisibili di una stazione TV e costui fosse sempre sintonizzato sul tuo personale Truman Show. Non è una song che ascolto volentieri perché ti costringe sempre a pensare alle cose che hai interrotto senza motivo, alle decisioni che non hai ancora preso e che sono inutilmente (e tristemente) in sospeso come un calzino spaiato nel cesto dei panni sporchi e in generale a tutte le volte in cui era meglio mettere la prima ridotta ma non la retromarcia. Non intendo quella retromarcia, dannati ninfomani.
“If not now… “ . Già, se non ora, se non oggi, quando? Ascoltarla mette un po’ in crisi come incontrare un vecchio compagno di classe che ti racconta il suo ultimo viaggio di lavoro in Indonesia mentre parcheggia l’Audi A6 aziendale e ti invita a mangiare al ristorante del signor Rana. Hai voglia ... a ricordarti che ce l’ha corto come la pen drive che ha in mano con le foto delle sue solitarie vacanze a Zanzibar. Resta il fatto che quando era nel nido sull’albero anziché passeggiare su e giù per il ramo guardando speranzoso cosa ci fosse in alto e titubante quello che stava a terra aspettando di non far male a nessuno e di avere l’approvazione del mondo, ... lui si è lanciato. Beh non tutti, nel circo che è la vita, hanno la rete familiare ad attutire le cadute, però….
Detto questo, considerando che non scriverò più un post dal titolo Tracy, mi viene spontaneo ricordare almeno … Tracy Lords ... no ... quella di certo se la ricorda Ghe e tutti i discepoli dell’asta mai a mezz’asta.
Ricordo Tracy Spencer.
No. Non Spencer Tracy l’indimenticabile attore, compagno di set di Katharine Hepburn … la cui cattolicissima fede impedì il consumarsi di quella che potenzialmente sarebbe stata la più grande storia d’amore della vecchia Hollywood (Monroe & JFK permettendo) .
Parlo della cantante dell’epoca d’oro della scuderia di Cecchetto, quella che con il suo “Run, run, run to me” … miiii se ci penso... E’ il primo VIP che ho conosciuto, nel senso che ci ho pure parlato assieme: avevo la lingua impastata dall’emozione e in mezzo alle gambe - a forza di run run run to me avevo runnato anzitempo mi sa - avevo una specie di Labello alla vaniglia. Ero insieme al mio amico Emilio che aveva avuto non so come il pass dal padre in forza alla base NATO di VR: ero quindi comodamente seduto di fronte al palco in mezzo alle forze dell’ordine per questa manifestazione musicale chiamata BAM (Buon Anno Musica). Perciò personaggi tipo Den “Catch the Fox” Harrow, Baltimora, Gazebo, Sandy "Camel by Camel" Marton, The Creatures, ecc. una tristezza infinita a ben vedere ma … Ehi, Mate! Erano i favolosi Eighties e sistemati quella spallina, cog**one!
Tracy fu molto gentile e disponibile: non era tanto alta ma era veramente bellissima come lo erano le ragazze tipo “Fame – I wanna live forever”. Profumava di acqua di rose e io non capivo dove avesse lasciato i suoi scaldamuscoli gialli. La baciai 3 volte sulle guance e le dissi che era stupenda. So che ora fa la casalinga in non so quale sobborgo di Londra ma credo che mi resterà per sempre la freschezza calda di quei bacetti innocenti. Emilio era troppo timido: si limitò a stringere la mano. Ora fa il commercialista. E’ uno di quelli ancora sull’albero che fanno il solco su e giù per il ramo.
Beh, visto dove sono andato a parare, posso anche dire che quella scatola conteneva una cassetta che farà inorridire i cultori di BixBeider & so on ma che a quei tempi devastò il mondo della musica. Fu una specie di ciclone che contaminò per sempre, almeno per come la vedo io, il business music. Il titolo? Mixage. A cui ne seguirono non so quanti dopo … Era l’era delle contaminazioni, delle canzoni che non finivano fintantoché non ne iniziava un’altra e i DJ divennero gli Dei dell’Olimpo delle 7 note. Partì la caccia alla consolle più prestigiosa e alla disco più trendy.
Sono andato lungo ma solo perché questo post è rimasto un po’ if-not-now-never e allora …
In realtà nella mia testa ero partito con il voler raccontare un concerto in una bellissima magione di campagna, in un luogo posto tra il mio paese e Custoza, quella famosa per la battaglia ma soprattutto per il noto vino bianco. In questa valle, intersecata da un lungo viale di cipressi non ammalati e dove ogni tanto girano anche degli spot per automobili, si erge verso la collina questa corte ristrutturata. Su un lato c’è un boschetto, blu quanto è fresco, mentre dall’altro l’immensa villa che si allunga e abbraccia in un quadrato di edifici a schiera un prato inglese coltivato a cuscino … nel senso che l’erba è tanto gonfia e morbida che la prima cosa che ti viene da fare e prendere la tovaglia da pic-nic e usarla come copertina mentre ti appisoli sull’erba. All’interno di questa cornice contemporaneamente agreste e suntuosa, con questo scalone imperiale al centro di un bucolico contesto, ho assistito al concerto di un veronese che si piazza al 3° posto, come fama, nell’ambito della musica leggera. I primi sono loro, quelli dell’H volante, poi ci sta Spagna e alla fine arriva lui, Massimo. Massimo Bubola. Ora, è chiaro che parlare di lui senza nominare De Andrè e la Mannoia è come parlare di Bernie Taupin senza nominare Elton John, però non è il genere di musica che ascolto e non sapendo una benemerita fava di tutto ciò, salto a piè pari in avanti. Diciamo che lei ha preso l’iniziativa e io mi sono ritrovato davanti a questo palco guardando il cielo e credendo che fosse quello d’Irlanda. Alla fine è stata una bella esperienza. E lui, persona alquanto deliziosa, è molto tipo “leggo Dostojevsky a colazione”. Cioè è dotto, colto, usa le parole corrette e le sue frasi sono molto tailor made. Tuttavia, anche se io ho già difficoltà a scrivere Dostojevsky e consumo la colazione davanti a “Family Matters” alla TV oppure sfogliando "Lameta" versione nuova bella ma con un font dei tempi della camicie nere, non significa che non possa essere delizioso. Magari non proprio delizioso ma almeno saporito.
Adesso mi bagno la punta delle dita per vedere dove tira il vento e poi … yepa … mi librerò lontano da questo cazzo di ramo (qualcun altro, granata dressed, che ha stravinto il concorso come futuro mediano d’apertura della Nazionale Italiana tenterà, interpretando il vento, di piazzare l’ennesimo drop). Sto scherzando. Finché non mi assicurano che questo elastico è tarato sul mio peso non faccio bungee suicide jumping.
Ho un ramo da presidiare.