domenica 28 dicembre 2008

KFP

Qualche volta la vita riserva delle sorprese. E non sono quasi mai confezionate dentro un pacco regalo. Nessun fiocco di raso rosso da sciogliere in allegria con un bigliettino augurale luccicoso, ridente e firmato.
Le vere sorprese sono inaspettate, arrivano solitamente da dietro e sono prive di autore. Del resto se si vivesse veramente in un stato di perenne sorpresa (funziona così per i pupetti, no?) si finirebbe prima o poi con il non sorprendersi più di nulla. Crescendo, l’esperienza ci permea di barriere. Ci si avvolge in una pellicola con l’intento di proteggersi. E per quanto sia trasparente, ad ogni giro, la vista si appanna. Tutto è sempre meno chiaro. Sempre di più. E ciò che volevamo preservare inalterato, non risulta più così fresco e nuovo. Alla fine smettiamo di dilatare le pupille e di spalancare la bocca ad O. Cioè l’apriamo, ma solo per parlare. E non è la stessa cosa.
Tuttavia, grazie a chi non so, l'esistenza generalmente scorre lenta come certi treni merci.
Che non sono mai propriamente belli.
Squadrati e spigolosi come scatole di scarpe fuori moda con la velina interna ingiallita. Hanno colori orrendi ma sempre tendenti al marrone ruggine. Sono noiosi e ingolfati come i dopo pranzo di Natale dai parenti.
Eppure hanno alcune qualità che me li fanno preferire al più superveloce dei pendolini aerodinamici. Per esempio sono pacifici e beati. Sono funzionali, hanno un sacco di vagoni, non sono mai affollati e ci sta dentro un sacco di roba. Anche ciò che è passato. C’è spazio anche per ciò che arriverà dopo. Non sono molto sofisticati perciò si rompono poco e arrivano sempre a destinazione, seppur talvolta in ritardo. Nessuno si aspetta qualcosa di eclatante da loro. Non sono richieste performance particolari. E a basse aspettative corrisponde zero stress. Sonnecchiano all'ombra delle stazioni, nei binari più lontani dalle pensiline passeggeri e consumano il loro destino in una dolce movimentata immobilità. Sono rumorosi e poco ecologici ma non sempre trasportano ferro vecchio o bidoni di olio esausto. Un carico di auto nuove e fiammanti o dei cubi di marmo prezioso rendono la loro giornata un tantino più soleggiata. Volendo, ogni vagone rappresenta una fase. Alcuni sono pieni fino a scoppiare mentre altri sono desolatamente vuoti ma mai inutili perché fanno comunque da collegamento tra altri 2 vagoni. Le rotaie non sono sempre sgombre e perciò qualche volta si deraglia. E se non si va troppo veloci … si riaggiusta tutto. Si ritorna in carreggiata. Si ripara ciò che è rotto e si lascia ciò che non si può più sistemare. E si riparte. Ma altre volte non è possibile. Allora si rimane con le ruote che girano per aria. Come tartarughe capovolte sul carapace, in attesa che passi qualcuno, una cazzo di gru per esempio, che ci rimetta in piedi. Ma in quanto a ripartire è dura. Soprattutto se hai un sacco di vagoni dietro da trascinare.
Non so se i treni abbiano la retromarcia. La vita non ce l’ha di sicuro. Si può cambiare direzione ma non è così semplice. A volte gli scambi non sono così precisi e bisogna stare attenti a non cozzare contro altri treni.
I treni viaggiano in parallelo, belli divaricati per non perdere l’equilibrio. Spesso si sfiorano. E’ un casino infernale quando accade ma in realtà non si toccano. Tanto rumore per nulla. I treni a volte si attaccano l’un l’altro ma non si uniscono mai del tutto. Credo che questo sia un bene. Quando un merci perde la motrice per un espresso o un intercity, è un casino da gestire. Ma non è impossibile. Si tratta solo di manovrare i vagoni con cautela e regolare le fermate. C’è chi ama stazionare in luoghi dimenticati dove non si ferma nessuno mentre altri, se non ci sono almeno 12 pensiline, neanche prendono in considerazione l’idea di fermarsi. Perciò ogni stazione ha i treni che si merita. O forse è il contrario.
Stavo uscendo dal garage “bello” impettito per il pranzo di Natale. Cappotto. Completo scuro. Sciarpa optical. Con una faccia tipo Tonno Insuperabile, 170 grammi di bontà in olio di oliva. Sono in ritardo ma presente. Lei sta chiudendo casa e non trova le chiavi perché ha fatto il cambio borsa. Non riesco a capire perché ad un vestito nuovo corrisponda sempre una borsa che non è mai quella che è stata usata il giorno prima.
Ho la basculante alzata (:O) e sono già uscito con l’auto. Una coppia è ferma al cancello. Lei mai vista. Lui sì. Anche se è diverso dall’ultima volta che l’ho visto. Le sorprese non giungono mai annunciate. E non sempre sono dei regali. Eppure anche se non vedo la confezione regalo, lo percepisco già come un dono. E' intrinseco e non c'entra niente il Natale. Così un fratello che aveva preso una direzione lontana, che non giudico affatto sbagliata, ha circumnavigato quello che doveva circumnavigare e ha deciso di fermarsi alla stazione dove un treno merci in ritardo stava facendo manovra. Siamo treni usciti dalla stessa fabbrica ma modelli diversi. Non so se è sempre stato un Eurostar. Ora non lo è di certo perché si è fermato ad una stazione di campagna, dove fermano solo i locali. Ci accorgiamo che entrambi abbiamo qualche vagone in più da trascinare. Alle volte treni diversi percorrono per un pò lo stesso binario. Giocano lo stesso ruolo. Ma in campi diversi. Ed in tempi diversi. Ma, come nella vita, alla volte si fermano e si incontrano in una qualche stazione. E ricordano che in passato si sono anche scontrati.
Però, senza decidere veramente, con gli occhi spalancati e la bocca a "O" si accorgono che si può abbandonare quel vagone pesante e viaggiare un pò più leggeri. Non è stato un vagone inutile se ci ha permesso di transitare in contemporanea a questa stazione. Anche se è difficile lasciarlo andare con una parte di carico ancora da consegnare. Perchè sì, in fondo, sono solo un dannato treno merci.
"Ieri è storia. Il domani è un mistero. Ma oggi.. oggi è un dono. Per questo si chiama presente.."

5 commenti:

Billie MacGowan ha detto...

Borghetto Santo Spirito, Liguria, avrò avuto sette anni. Stupito (:O) dalla rotaia, unica, che passava pochi metri dietro alla spiaggia (per me treno voleva dire la stazione di Lomazzo, e avrebbe voluto dire quello per tanti anni ancora, con la convinzione che i binari fossero due, uno in una direzione - Milano Cadorna - e uno nell'altra - Como Laghi -. Solo dopo ho scoperto che le linee sono molte di più e che lo stesso binario si può usare per andare in più luoghi e in entrambe le direzioni. Prima il binario 1, lato piazza e biglietteria, era il treno per Milano, e il binario 2, lato casa di mia zia, era quello per Como. Che poi non avevano manco i numeri, non ce n'è bisogno in una stazioncina di provincia delle Nord), beh, riprendendo il discorso, una rotaia unica c'era. Passavano treni normali e treni merci. Ma io contavo i vagoni solo ai treni merci. Tante volte i più interessanti sono loro ;)

Billie MacGowan ha detto...

Each morning is a gift. Every morning you have another chance. Sometimes you do nothing, sometimes you get lucky and the day shines on you. But how often do you wake and seize that day with your own hands and make that day your own? This morning, my friends, is the morning I remove my life from the hands and strings of fools and try to build a dream.

Anonimo ha detto...

Molto bello il racconto metafora sul treno merci. A me quelli che vedo alla stazione di Reggio ricordano Cricchettino, il carrattrezzi di Cars: rugginosi e squadrati ma simpatici, come dici tu. In ogni caso ti proponevo un patto: tu mi dai la tua capacità di scrivere e io in cambio ti do una gamba e un orecchio

Orso ha detto...

Ho visto la foto e mi sono commosso.
Ho letto il post e mi sono commosso.

ma vaff######, va'... anche in treno, se vuoi... :D

Un abbraccio affettuoso, anticipo dei molti che spero di darti nel 2009. E un bacino a "Vanessa Bet".

Felice 2009, Bro' ;)

robbby ha detto...

dio.....