mercoledì 1 luglio 2009

HBOs

E’ passato un ragionevole lasso di tempo.
Penso a questo mentre zampetto verso il lavoro. Da qualche mese parcheggio lontano dall’ufficio fregandomene degli eventuali ritardi. Mi sono rotto gli zebedei di cercare posto vicino girando come un criceto dentro la ruota. Attività che segnalo alla segretaria come VRP. Vana Ricerca Parcheggio. Che si conclude sempre con il trovare posto in divieto e multe sotto il tergicristalli. Così c’è questo free parking. Un posto dove volendo si possono cuocere carciofini veneziani sottolio sui cofani delle automobili quando si è in buona compagnia. Distante. Molto distante. Ma utile come andare dallo psicologo. Una seduta che dura 20 minuti di passi. Da tempo e’ diventato l’unico momento veramente libero per la mia testa. Libero anche di lasciarla vuota. Che non è sempre un male. Nelle orecchie “Where have you been?” dei Manchester Orchestra. Penso sarebbe perfetto avere una canzone così per il mio funerale. Ehi! Ma è una bel mattino di luglio. Il primo.
E’ passato un ragionevole lasso di tempo.
Quando si scaraffa occorre dare il tempo al vino di occupare bene il territorio e di sedimentarsi. E’ necessario per apprezzarne il vero colore, soppesare i riflessi della luce attraverso il vetro e soprattutto assaporarne il profumo ed il gusto.
Generalmente resto con gli occhi per aria mentre cammino. Se non incrocio troppa gente che viene dal lato opposto, metto il palmo delle mani dietro la nuca incrociando le dita e appoggio le nocche sullo zainetto così da refrigerarmi il più possibile anche se occupo un sacco di spazio.
Sono più o meno all’altezza di Mariella Burani quando m'imbatto in una ragazza con i capelli ricci modello Joanie “Sottiletta” Cunningham che aspetta sospesa in equilibrio sul marciapiede di trovare se stessa. Sarà alta 5 cm meno di me ed è vestita benissimo. Sarà che in estate tutte le ragazze mi sembrano vestite benissimo. Poso imbarazzato (già … perché nasconderlo?) lo sguardo verso terra e in quel mentre vedo una forcina per terra. La raccolgo. Chiedo se è sua. Lei mi guarda. Sorride. E mi fa cenno di no. Poi me lo dice anche a voce credendo che non abbia capito. Non ho sentito chiaramente in effetti perché avevo gli auricolari. Ma lei è una di quelle che ha comunque l’aria di dire spesso no. Peccato rispondo io affatto sorpreso. Sembrava ancora utile come forcina.
Il fatto non è che ho sentito una voce ahimè stridula uscire dalla bocca della ragazza invero carina. Il fatto è che mentre mi chinavo, mi è uscita dal secondo bottone della giacca una cravatta regimental grigia/nera con sottilissime righe rosse. Con una quercia nera e una ghianda grigio argentato al centro. Mentre risalivo con la schiena e con lo sguardo il kilometro di gambe che avevo di fronte, ho anche pensato, vincendo la mia ritrosia, che avrei potuto invitarla per il 2010. Ma lei aveva già il cipiglio di chi ha ritrovato se stessa. E un po’ anch’io ho ritrovato me stesso.
Direi di sì. Sì, è senz’altro passato un ragionevole lasso di tempo.

C’è un silenzio innaturale.
Ci sono altre persone al di fuori della rete che ci separa. Sono sul dorso e accarezzo l'acqua alternativamente, con le braccia all'indietro, senza fare rumore. Sollevo poche gocce come i tuffatori cinesi dal trampolino olimpionico. Guardo il cielo che è stellato e che probabilmente lo sarebbe anche se non lo fosse. Sono molto rilassato mentre alzo le ginocchia a bicicletta e raggiungo placido l’altra sponda. Nel frattempo qualcun altro è passato oltre la barriera. Non sento freddo. Mi godo quella piscina proibita con il mio costumino FIR azzurro. E’ stata una giornata bella intensa. Mi aspetta ancora uno scampolo di compagnia domani mattina ma tante cose sono successe ed è stato un successo. Che strana sensazione quando le cose che ti aspetti accadono veramente. Non come i vicini che intervistano dopo una tragedia familiare e che dicono sempre: “Era una persona tranquilla. Mai sentiti litigare. Un tipo che non farebbe male una mosca”. Mi aspettavo tutto. Ed è arrivato anche di più. Come i serials del canale HBO che guardo sempre con piacere e che mi stupiscono continuamente. Gli adorati "The Sopranos" e quei pazzi di "Six Feet Under". Si ci sono anche quelle gnocche di "Sex and the City" ma non le ho mai seguite abbastanza ... Anche Bologna sembra la più bella delle serie TV.
Non sento alcun rumore con le orecchie sott’acqua e gli occhi aperti al cielo. Solo il leggero frangersi delle onde che io stesso produco contro il bordo. Sì è una bella giornata da ricordare mentre scivolo sotto.

C’è un silenzio innaturale.
Sento solo il rumore delle gocce di sudore che mi ruscellano dietro la schiena. Sento l’umidità salire dall’erba. L’accompagna quel profumo particolare di ciò che non è ancora fieno solo perché ha le radici piantate nella terra. Ancora per un po’. Sono abituato all’odore dell’erba. Ma non con un pallone ovale in mano. Sento uscire l’agricolo-rustico-bambino che è in me mentre il silenzio avvolge tutte quelle persone vestite di bianco e di nero. La pioggia ha reso il terreno perfettamente grippante come quella cosa che Brò mi ha spalmato sulle mani. Ed anche se sto ricordando una persona che non c’è più, che conosco solo virtualmente, penso che quell'uomo, diventato puro spirito, sarebbe felice di annusare il sentore di questa terra umida attraverso me. Forse c’è rumore in questo silenzio o forse è solo il frastuono dei miei pensieri. Perché nel silenzio sento il ginocchio che geme. Lo zittisco tirando invano il muscolo e sapendo di peggiorare la situazione. E’ uno degli ultimi giorni di giugno. Ma per me è la prima volta. Un applauso rumoroso chiude il silenzioso ricordo.
Ed inizia ciò che deve iniziare e …


No, direi di no. Non è ancora passato un ragionevole lasso di tempo.

“I've got to take what I'm making and turn it into something ...
for you
I've got to break what I'm making and turn it into nothing ... for you” -
The Manchester Orchestra - "Where have you been?"

5 commenti:

puliciammirato ha detto...

complimenti

Orso ha detto...

:')

Billie ha detto...

moment of the match...chapeau

robbby ha detto...

commossa...sul serio :)

djlara ha detto...

La vita è fatta di alti e bassi.

Alto come un palco, o una sedia, da cui buttarsi.
Ma anche basso come uno che striscia sotto una gonna.
Questo sì che si chiama occupare bene il territorio e sedimentarsi.. :D