mercoledì 12 maggio 2010

EuroTitani dai piedi d'argilla


  Dunque ... vediamo ... c’è questo bimbo che spunta dalle acque dell’Egeo (credo) dentro una cassa di legno intarsiato tra le braccia della mamma Danae ahinoi defunta. E’ vivo e vegeto ma è anche il frutto proibito di un corno. Già. Per tutti gli dei! Babbo suo è Zeus. Questi, che ama divertirsi con le comuni mortali, ha pensato bene, assumendo le sembianze del marito Acrisio, di fare avanti ed indietro con la donna. Quando, ad un certo punto, come nella migliore delle soap, ecco che il vero Acrisio becca i due in fallo e anche a letto. La bella Danae si rende improvvisamente conto di essere stata truffata, colta e anche soggiogata con perfida destrezza. Purtroppo per lei, al tempo, non c’erano mezze misure. Il marito la ripudia come fedifraga secondo l’antica usanza e la getta in mare con il pargolo, dentro una bara. Zeus dall’alto dei cieli, disturbato dal trattamento riservato alla sua concubina e al frutto del loro amore, s’incacchia con Acrisio o meglio lo fulmina e il cornuto si trasforma nel bruciacchiato Calibos. Perdiana … cioè per Diana, questo sì che è un incipit divino.
Nella realtà della mitologia greca la fintamente adultera Danae è figlia di Acrisio non la moglie ma la licenza poetica è d’obbligo in questi blockbuster. Il bimbo sopravvissuto viene quindi adottato dalla famiglia di umili pescatori che lo ha raccolto in mare. C’è da dire che al tempo, per dei o semi-dei, i potenziali genitori adottivi-putativi disponibili erano in alternativa falegnami o pescatori. E’ lampante, e trattandosi del figlio di Zeus lo è ancor di più, che il bimbo era predestinato ad un futuro raggiante. Ora, per quanto riguarda il nome … dunque Gesù è già stato prenotato, Silvio è di là da venire :P, rimangono Perseo o Paco. Si scelse il primo perché il secondo era troppo da ciuffo ribelle emiliano pettinato con slancio all’indietro. Passano una ventina d’anni. Il pupo cresce sulla barca di famiglia. Cresce a tal punto che viene da pensare che sottocoperta ci sia una filiale della Fitness First. Anyway, raggiunta la maturità artistica, il povero Persy si ritrova di colpo orfano. Gli uomini della città di Argo (ed io che associavo il nome solo al cane di Ulisse o.O) si erano un po’ rotti di adorare gli dei dell’Olimpo e perciò avevano deciso di abbattere l’enorme statua di Zeus (modello colosso di Rodi per intenderci) alle porte della città. La decisione viene presa mentre casualmente lì sotto Perseo & family stanno navigando con la loro barchetta. L’incauto gesto scatena la vendetta di Ade, fratello di saetta Zeus, costretto causa fraterno inganno e da tempo immemore, a vivere negli inferi eterni. La sua ira distrugge tutto ciò che trova, coinvolgendo, ahinoi, la sventurata imbarcazione dei pescatori che cola a picco tra le braccia di Poseidone. Il povero Perseo pur tentando di salvare i suoi congiunti, si ritrova da solo, unico superstite, solo come un argo nella città di Argo. Gli argevi hanno un re, Cefeo, ed una regina, Cassiopea, che si sollazzano dalla mattina alla sera fregandosene degli Dei. Già, a proposito dell’Olimpo. Costoro vivono in una specie di teatro all’aperto modello liberty indossando vesti oro-argentate sullo stile degli Abba di Dancing Queen. L’atmosfera generale è quella della dimora di ghiaccio di Superman 2.
Comunque, tornando alla storia, la coppia reale ha una figlia stragnocca di nome Andromeda. Una stellina proprio. Giudicata addirittura più bella della dea Aphrodite (ed io che associavo il nome Aphrodite, di cognome A, al robot donna di Mazinger Z, quella che sparava i tetta-missili o.O). Ne prendo atto.
Intanto il mefistofelico Ade si allea con il torrefatto Calibos che è in cerca di vendetta contro Zeus. Perseo trova nel frattempo la sua fata turchina, l’immortale Io, e se ne innamora. Questa faccenda mi ha rassicurato parecchio sulla necessità di mantenere una certa fiducia nel proprio ego e ho deciso che mi farò un tatuaggio con scritto: “Io amo Io”.
La situazione in Grecia è drammatica: Ade annuncia che distruggerà la città di Argo se entro 10 giorni non verrà offerta in sacrificio agli dei la bella e anche buona Andromeda. Se ciò non avverrà, Ade scatenerà la peggiore delle creature marine, il mostro dei mostri, il Kraken. La prospettiva non è delle migliori. Anche perché è subito chiaro che il cattivo, Ade, vuole anche vendicarsi del fratello Zeus e prendersi il trono dell’Olimpo. Chiaro è che non c’è niente di buono all’orizzonte per il semi-dio Perseo. Buttato giù al volo un business-plan sulle possibili alternative al sacrificio della donzella, appare lapalissiana un’unica possibilità: occorre capire come sconfiggere il Kraken Buitoni. E la risposta a questa domanda può essere fornita solo dalle streghe dello Stige. Ahh! Come abbiamo fatto a non pensarci subito!
Perseo, a capo di uno sparuto gruppo di soldati e di Io, parte alla volta dello Stige. Nel durante riceve in dono una spada divina che funziona solo con lui e Pegaso, un magnifico cavallo alato nero. Il film comincia ad assumere i connotati dell’oroscopo internazionale di Brezsny. Messi sotto attacco da Calibos, potenziato da Ade, i nostri si ritrovano a dover combattere contro scorpioni enormi, via via sempre più grandi, all’apparenza invincibili e che prendono vita dal sangue corvino di Calibos. Tuttavia, grazie al provvidenziale aiuto degli spiriti del deserto, da sempre considerati nemici, il manipolo di temerari riesce in qualche modo ad uccidere e a domare i megaracnidi. Gli spiriti Djinn che parlano come se avessero un etto di ghiaia in bocca, alleati nella lotta contro il comune nemico Ade, hanno il viso fatto di cortecce d’albero e uno sguardo di fuoco azzurro. Non è che propriamente stimolino questa gran simpatia ma risultano altresì piuttosto utili con i loro poteri mentali. Rimandato al prossimo ciak lo scontro con il neo-monco Calibos, il viaggio verso le Arpie continua. Finalmente si trovano di fronte ‘ste benedette streghe che sono veramente terrificanti. Non è che dispensino consigli gratis e siano bendisposte con gli ospiti appena giunti: forse soffrono un po’ di solitudine. La loro intenzione è quella di banchettare con uno dei soldati ma il buon Perseo sa il fatto suo e alla fine ottiene l’informazione che gli serve. Per sconfiggere il Kraken occorre pietrificarlo con lo sguardo della Medusa. La signorina abita in un castello o qualcosa di simile al di là del fiume infernale dello Stige. Non propriamente un luogo di villeggiatura. Lasciate perciò al loro destino le tre vecchiacce, i nostri s’incamminano alla volta della donna con i capelli di serpenti. Perseo, grazie alla paghetta settimanale di babbo Zeus necessaria per compensare il traghettatore, riesce ad attraversare lo Stige accompagnato dal sempreverde Caronte appunto (e pensare che io l’ho sempre stupidamente collocato, come personaggio, in un romanzetto italiano uno e trino del Trecento o.O).
Il gruppo, che nel frattempo tra battaglie varie e defezioni dell’ultima ora è rimasto piuttosto sparuto, arriva finalmente alla dimora della simpatica Medusa (ed io, non vorrei dire ma, appartiene pure lei al Silvio che è di là da venire … o.O). La gorgone rettilata ha una sguardo pietrificante: l’idea non è tanto convincere la signorina a combattere il mostro di Ade quanto mozzarle la testa ed usarla come arma vera e propria. Qui si parte dall’assunto che il Kraken sia un maschio. Tutti lo danno per scontato ed io la sotto non vado certo a controllare, però è bene precisare che nella mia testa e solo nella mia, la medusiana occhiata assassina funzionava solo sugli uomini. Ora stabilito che questa informazione (lo sguardo della medusa uccide chiunque, non solo i maschietti) è la cosa più importante che ho imparato dalla visione del film, viene da chiedersi se valga ancora la pena continuare e togliermi finalmente questi occhiali da nerd, stretti peraltro, dal naso. Vabbè. Si scatena la furia assassina della femmina cobrata che in men che non si dica fa praticamente piazza pulita dei soldati finché il Perseo, e chi altri, utilizzando come aiuto il retro lucido del suo scudo corazzato di scorpione, riesce a mozzare la testa di Medusa. Con in saccoccia la capoccia che uccide, mentre si sta preparando a fare ritorno ad Argo insieme all’unica altra superstite, Io, rispunta dal nulla il redivivo Calibos che nuovamente si scaglia contro di lui. A farne le spese è la dolce Io che ne rimane vittima: questo scatena a tal punto il furore di Perseo che per la prima volta utilizza la spada “magica” donatagli da Zeus e sconfigge Acrisio, guarda te. A questo punto affranto nel cuore ma colmo d’ira furibonda, l’eroe parte a cavallo di Pegaso e letteralmente vola a salvare Argo.
La città è ormai in preda al caos totale. In balia di una folla delirante, la bionda Andromeda viene legata e sospesa per aria pronta per essere sacrificata al Kraken che sta per uscire fuori dagli inferi marini. Il potere di Ade, alimentato dalla paura degli uomini, è ormai smisurato. Il Kraken scatena tutta la sua potenza distruttiva devastando la città mentre un esercito di mostri con ali di pipistrello semina il terrore. La testa di Medusa viene sottratta a Perseo che non sa più che pesci pigliare nonostante la sua esperienza ventennale da pescatore. Ciò nonostante, grazie al aiuto dei suoi amici Djinn, riesce a riprendersi la sua arma di distruzione di Kraken e ad usarla con successo contro il mostro. Pietrificato da tanto ardore e tolto di mezzo l’enorme cattivone tentacolato, a Perseo non rimane che sbarazzarsi di Ade. C’è qualcosa di meglio della sua spada magica, forgiata da Zeus nell'Olimpo, il dio degli dei, da scagliare contro il padrone degli inferi? Certo che no! Bye bye Ade, torna nelle tue profondità. Ora non rimane che confezionare un happy end degno di nota. Ed è qui che Zeus dà il suo meglio ridando vita, per la gioia del figlio Perseo, alla sua amata Io. 
The End.
Dunque, mi sono chiesto più volte durante questa mezz’oretta spesa a raccontare questa mega puttanata di film del motivo che mi ha spinto a raccontarne la storia. Storia peraltro piuttosto nota per quanto molto rimaneggiata. Sinceramente, Io (Io, Io, non la ragazza di Perseo) avevo solo deciso di dare, nel mio piccolo, un contributo alle finanze greche, un modo semplice per far aumentare il PIL della Grecia. Non avevo veramente alcun altro motivo per farmi trascinare in questo casino di mastodontica tridimensionalità. Ora sono certo che per ogni biglietto staccato ci siano delle royalties da versare ai conti pubblici del Hellas :D , vero? I diritti d’autore sui dei dell’Olimpo sono ancora a favore degli eredi di Erodoto, Aristotele, Omero, Platone e via filosofeggiando …dai … non può che essere così. E' certamente così.

1 commento:

Paco ha detto...

è stato molto più bello leggere il Max-riassunto che andare a vedere il film. L'unico peccato è che non avevo di fianco a me un po' di quei frutti secchi buonissimi, quelli che quando maturano fanno "pis tak!", adesso non mi viene il nome esatto